20/02/2023 09:45
Si sofferma sulla gara di Champions di mercoledì dell'Inter contro il Porto Tancredi Palmeri nel suo editoriale per Linterista. Questi i passaggi principali
L’Inter per battere il Porto deve essere sé stessa, e un po’ di più: la squadra vista con Napoli, Barcellona, derby. Quello di Supercoppa, non di campionato, deve tenere ritmo alto, intenso, continuo, stare nella partita, non specchiarsi, pensare a vincerla anziché costringersi ad arrivare in porta col pallone nell’ossessione di migliorare disperatamente la giocata. Reparti corti e con supporto reciproco.
Una discreta tegola per il Porto sarà l’eventuale assenza confermata di Otavio, prezioso per dettare i tempi con e senza palla, per quanto già da un po’ i portuensi si siano adattati a fare senza. In generale al Porto mancano dei picchi di qualità, quelli che per intenderci all’Inter riescono a dare Lautaro e Calhanoglu, ma questo per i portoghesi non è mai stato un problema vista l’eccezionale intensità che sono capaci di produrre come collettivo.
L’Inter dovrà migliorare specialmente nelle pause che si prende nell’ultima mezz’ora, nello stare attenta nel ripiegare senza perdere le distanze in fascia, e come detto nel non infognarsi nel palleggio sterile arretrato causato dalla mediana alta pigra dal liberarsi dalla marcatura. Ma, banale ma vero, l’effetto mentale sarà predominante, la ferocia di imporsi vista nelle ultime grandi partite. E su questo Simone Inzaghi possiede la chiave per azionare i meccanismi giusti.