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Insigne e la Nazionale, rapporto di odio-amore tra Napoli e l'Italia

12/11/2017 17:00

Insigne e la Nazionale, rapporto di odio-amore tra Napoli e l'Italia |  Sport e Vai

Oggetto della discordia tattica o salvatore della Patria? Lorenzo Insigne aveva fatto discutere quando ha indossato la maglia n.10 della nazionale, è stato rimpianto quando è stato fatto fuori da Ventura nell'andata dello spareggio playoff con la Svezia e domani dovrebbe essere “ripescato” quasi a furor di popolo per il ritorno a San Siro con vista sui Mondiali in Russia. Un rapporto mai facile, almeno finora, quello tra lo scugnizzo di Frattamaggiore e la maglia azzurro-Italia. E che un po' è lo specchio dell'ambiguo odio-amore tra Napoli e la nazionale, che affonda le radici nel passato. Se il San Paolo fu teatro della storica monetina che nel '68 promosse l'Italia alla finale degli Europei (poi vinta) contro la Russia, tra Napoli e l'Italia spesso si sono combattute battaglie ideologiche. Ci fu malumore negli anni 70-80 quando prima Juliano e poi Bruscolotti venivano o poco considerati (il primo) o del tutto ignorati (il secondo) dai vari ct ma anche successivamente Napoli e l'Italia hanno avuto un rapporto complesso. E sì che proprio a Napoli si son giocate (e vinte) parecchie gare importanti, un Italia-Svezia 2-1 con doppietta di Vialli per le qualificazioni agli Europei '88 (o lo spareggio playoff Mondiale nel '97 ancora contro la Russia con successo firmato Casiraghi) ma anche la celeberrima semifinale Mondiale del '90, quando parte dello stadio di Fuorigrotta tifava per l'Argentina di Maradona. E nell'epoca d'oro degli anni di Maradona ai tifosi del Napoli non bastava vedere in nazionale Ferrara, Francini, Bagni e De Napoli e si chiedeva perchè non ci giocassero sempre anche Romano, Renica e Carnevale. In tempi recenti – con pochissimi italiani nelle varie squadre – i tifosi partenopei hanno sempre spinto perchè venissero convocati Insigne (e poi anche Jorginho, su cui ha dovuto cedere alla fine anche Ventura) ma sia con Prandelli che con Conte e ora con Ventura non c'è mai stato amore incondizionato verso Lorenzinho. Ha esordito in azzurro a 21 anni (subentrando a Diamanti contro Malta nel 2012), ha segnato il suo primo gol l'anno dopo contro l'Argentina, alla sua seconda presenza, ma finora in 5 anni di alti e bassi ha collezionato solo 21 partite (tra spezzoni e gare iniziate da titolare) con tre gol. Domani il Mondiale può dipendere anche da lui e potrebbe essere la fine di un sortilegio, quello del rapporto ambivalente tra una città come Napoli – che vive e palpita di pallone – e una nazionale che di questo ha bisogno.

Stefano Grandi


 


Tags: napoli italia insigne

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