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Ibra: Ero già del Napoli poi sfumò, conto aperto con Lukaku

01/12/2021 08:01

Ibra: Ero già del Napoli poi sfumò, conto aperto con Lukaku |  Sport e Vai

Non crede in Dio e nell'Aldilà ma crede sempre e più di prima in se stesso. Zlatan Ibrahimovic, che ha scritto un altro libro dal titolo "Adrenalina" con Luigi Garlando, si confessa al Corriere della Sera e parla di tutto, dall'infanzia difficile nel ghetto di Malmoe ai primi successi. Rivela che a cambiarlo è stato Capello ("mi ha insegnato a badare al gol. E mi ha massacrato, di continuo. Un uomo molto duro") e non nasconde i suoi risentimenti per Materazzi, Guardiola e Lukaku:

«Materazzi entrava da dietro per fare male; e noi calciatori capiamo subito quando uno entra per fare male o semplicemente entra duro, come Chiellini, come Stam, come Maldini...Con Materazzi avevo un conto aperto da anni. L’ho saldato in un derby. Quello entra a piedi levati, io salto, lo evito, e lo colpisco con una gomitata alla tempia. Pippo Inzaghi commentò: “Il più bel derby della mia vita: 1-0, gol di Ibra, Materazzi in ospedale”. Ovviamente stava scherzando».

Con Lukaku il conto è ancora aperto


«Derby di Coppa Italia. Lui litiga prima con Romagnoli, poi con Saelemaekers; io intervengo per difendere i compagni, e Lukaku mi attacca sul piano personale. Da restare choccati. Eppure eravamo stati compagni al Manchester. La scommessa di 50 sterline per ogni stop sbagliato...? Era un modo per farlo migliorare. E comunque la scommessa lui non l’ha accettata. Lukaku ha un grande ego, è convinto di essere un fuoriclasse, ed è davvero forte. Ma io sono cresciuto nel ghetto di Malmoe, e quando qualcuno mi viene sotto a testa bassa, lo metto al suo posto. Così l’ho colpito nel suo punto debole: i rituali della mamma. E lui ha perso il controllo. Anche se mi è rimasto un dubbio atroce...Quel derby l’abbiamo perso. Io sono stato espulso. Poi mi sono infortunato. Sono successe un sacco di cose storte. Vuoi vedere che il rito Lukaku me l’ha fatto davvero? Così ho chiesto agli amici credenti di pregare per me. Devo saldare il conto anche con lui. Spero di incontrarlo presto, sono cose che vanno risolte in campo. Io non odio nessuno, tanto meno Lukaku. L’odio è un sentimento impegnativo».

Nel libro  dice di Inzaghi che pensava solo a segnare.


«E le pare poco? Pippo mi diceva: tu Ibra fai quello che vuoi, dribbla, svaria, crossa; io sto davanti alla porta. Il gol è l’unica cosa che sapeva fare. Come Trezeguet. Ma tra un attaccante da circo e uno che segna, scelgo il secondo».

Non solo con Guardiola ha litigato («Non mi ha mai capito. Voleva programmare tutto quello che dovevo fare. Mi veniva un gesto d’istinto, ma poi pensavo a quello che voleva Guardiola, e cambiavo. Così pensavo doppio. Guardiola non ama i giocatori di personalità. Ero diventato un problema; e siccome non riusciva a risolverlo, l’ho risolto io, andandomene») anche con Allegri si scontrò al Milan.

«Avevamo perso 3-0 con l’Arsenal, e lui era tutto contento. È vero che avevamo passato il turno, ma non c’era nulla da ridere, e gliel’ho fatto notare. Lui fa: Tu Ibra pensa a te, che hai fatto cagare. Gli ho ribattuto che aveva fatto cagare lui: per paura si era portato due portieri in panchina... Allegri è bravissimo a gestire lo spogliatoio, ma doveva avere più coraggio: andare al Real Madrid, misurarsi con l’estero. Invece ha fatto la scelta comoda».

Si parla anche di Maradona

«Maradona è un mito. Vedendo un documentario su di lui avevo deciso di andare al Napoli, per fare come Diego: vincere lo scudetto. Ero stanco dell’America. Pensavo di smettere. Mino mi disse: sei matto, tu devi tornare in Italia. Con il Napoli era fatta; ma poi De Laurentiis cacciò Ancelotti. Allora chiesi a Mino: qual è la squadra messa peggio, che io posso cambiare? Rispose: ieri il Milan ha perso 5-0 a Bergamo. Allora è deciso, dissi: andiamo al Milan. È un club che conosco, una città che mi piace. All’inizio in allenamento non correva nessuno. Li ho affrontati uno per uno, e non in disparte, davanti agli altri: in allenamento bisogna ammazzarsi di lavoro. Se io corro, se io mi ammazzo, il mio compagno correrà e si ammazzerà per me. L’hanno capito tutti, tranne uno...Leao all’inizio non mi dava retta. Ci è arrivato per conto suo. Infatti è molto migliorato».

È stato giusto o sbagliato fischiare Donnarumma?


«Gigio è un grandissimo portiere. Se gli avessero dato quel che chiedeva, sarebbe rimasto al Milan. Ora deve fare casino per essere titolare nel Psg. Non esiste che i sudamericani impongano quell’altro. Gigio è più forte».

Com’è stata la festa per i suoi 40 anni?


«Mi sono commosso. Non amo le feste a sorpresa, ma Helena l’ha organizzata lo stesso. Sono venute persone che non vedevo da tempo: Pogba, Verratti, Ambrosini, Abate, Cassano, Galliani, Moggi, Zambrotta, Dacourt, Oddo, Sirigu, Kulusevski... Anche gente che avevo trattato male in campo».

Anche Gattuso?


«Certo. Con Rino ci caricavamo a vicenda. Lui mi chiamava “brutto slavo”, io lo infilavo a testa in giù nei bidoni della spazzatura».

 


Tags: ibrahimovic napoli lukaku

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