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Gattuso: Vorrei rimanere qui a lungo, posso aspettare anche il 31 agosto

17/02/2018 15:07

Gattuso: Vorrei rimanere qui a lungo, posso aspettare anche il 31 agosto |  Sport e Vai

Il futuro (e il passato) in rossonero. La voglia di crescere assieme al Milan, la stima per Giampaolo, i progressi del gruppo e il rapporto con gli esclusi. Parla di tutto Gattuso, diventato uno dei personaggi del momento dopo la striscia vincente del Milan. Si comincia da...dietro. Niente figli e figliastri. Per Gennaro Gattuso la crescita del Milan non si deve soprattutto al momento felice della difesa e in particolare dei due centrali Romagnoli e Bonucci. Il tecnico rossonero pensa e vive “di squadra” e alla vigilia della gara con la Samp (“Loro possono sbagliare, noi no”) sottolinea: “Non contano i singoli, ma il reparto. Anche le punte si sacrificano tanto. Dobbiamo continuare cosi giocando di squadra e di reparto.  Se si parla solo dei centrali difficilmente ci facciamo attaccare dietro le spalle perché la linea si muove molto bene. Abate, Calabria e Borini giocano bene. Leo in questo momento deve essere un esempio per la squadra. Quando parlo del campione non è solo saper giocare a calcio. Un campione è quando si alleni a mille all'ora. Il campione ci mette veemenza e professionalità. Il Milan ha bisogno di questo. Il campione se non è professionista, se non vive il calcio a 360°... Per me è una fortuna averlo e speriamo di alzare l'asticella”.

DOVE MIGLIORARE - Perchè Ringhio non è ancora soddisfatto dei progressi del gruppo: “Quando rifiuto i complimenti è un dato di fatto. La classifica non è bella. Abbiamo rispetto e sappiamo che possono metterci in difficoltà. Dovremo fare una grande prestazione. Non voglio sentir parlare di stanchezza. Sappiamo che ci giochiamo tanto. Quando ho detto dei primi 20 minuti in coppa si vedeva che avevamo il freno a mano tirato. Se giochiamo così si rischia grosso. Contro la SPAL non riuscivamo a prendere le misure su Lazzari. Ci facevamo schiacciare ed è stato un errore. Contro il Ludogorets per 20 minuti siamo arrivati sempre secondi sui palloni, abbiamo dato una lettura sbagliata, questo in Europa succede spesso perché non conosci gli avversari, si sta un giorno in camera senza fare nulla e il tempo non passa. Sono state due partite diverse. Abbiamo dato un segnale importante, sappiamo soffrire e diamo la sensazione che sia difficile farci gol".

IL CONTRATTO E IL FUTURO - Tiene banco il suo futuro, crescono le possibilità che il Milan gli rinnovi la fiducia anche per il prossimo anno mentre ci sarebbero sirene anche dall'estero: "Per me c'è il Milan, spero di rimanere qua il più a lungo possibile. Sento grande responsabilità. L'ultimo dei problemi sono io, ringrazio Fassone e Mirabelli, se sono qua è perché hanno creduto in me. Posso aspettare anche fino al 31 agosto, la priorità è il Milan. Sono mancato 5 anni e spero di rimanere il più a lungo possibile". Galliani di recente ha ricordato come abbia sempre fatto di tutto per trattenerlo in rossonero: “Devo dire che ero io che ho voluto lasciare il Milan. Galliani mi chiamava di notte per settimane. Ho avuto un buon rapporto con tutti. Io l'ho vissuto come un sogno e ho sempre tifato Milan. Per me era qualcosa di eccezionale. Dopo ho fatto la scelta, ma tutti volevano che rimanessi con Allegri già 5 anni fa. Io volevo fare altre esperienze. Pensavo che fosse arrivato il tempo. Dopo sono tornato. Sapevo che qualcosa poteva essere diverso. Mi sono comportato nello stesso modo della prima volta. Se non c'era Mirabelli non avrei accettato. Per 20 giorni mi ha chiamato. La mia paura era di non essere capace con i ragazzi della Primavera. Poi ho visto le cose che ho fatto al Pisa e avevano la stessa età. Mi sono convinto e mi ha convinto Mirabelli. Il mio staff era contento e siamo venuti. Ho visto una società che mi voleva a tutti costi. Adesso siamo qui. La pressione la sento anche quando faccio gli allenamenti. Metto grande impegno e mi piace. Preferisco fare fatica. Per tanti anni ho vissuto l'etichetta solo grinta e solo corsa. Era la cosa che sapevo fare meglio, non mi risulta che non ero in grado di non saper dare un calcio al pallone".

L'AVVERSARIO - Giampaolo ha parlato bene di lui e Gattuso ricambia aggiungendo: “Ho copiato tante cose a Giampaolo, mi piace come fa giocare la squadra. Sono molto preoccupato perché so il suo lavoro, domani sarà una gara molto difficile, non dobbiamo sbagliare nulla e giocare con grande responsabilità. Se sbagli qualcosa non ti perdonano. Giampaolo è un professore, è uno che quando lo sento parlare, ed è successo 5 anni fa a Coverciano, mi ha affascinato, mi ha aperto un mondo. E' stato un allenatore da cui ho fatto qualche copia/incolla in questi anni". Non ci sarà Kessie ma il tecnico non svela chi giocherà: “Montolivo dà esperienza e qualità, Locatelli dà freschezza e qualche inserimento in più. Quando esprimo il concetto che nessuno deve mollare, lo dimostra che Borini entra e fa due gol in dieci minuti di partita, Rodriguez che entra e fa gol su rigore. Qualcuno non è contento e ci sta, ma bisogna lavorare e farsi trovare pronti. Non solo a livello personale ma per il bene della squadra. Gli esclusi? Non è vero che parlo coi giocatori. Parlo in campo, ma se non ho nulla da dire non vado a parlare. Gli sto vicino durante gli allenamenti, ma martellandoli per ottenere di più anche se in quel momento si sentono tristi. Dopo quando vedo un qualcosa, un problema sono il primo ad aiutarlo. Non so nemmeno come è fatto il loro spogliatoio. Quando vedo che ci sono turbamenti allora parlo, ma non vado a dire perché non gioca. Devo metterli in condizione di esprimersi al massimo, o quando penso che c'è la possibilità vado e ci parlo. Ma non sono uno che parla tanto. Non dobbiamo piangerci addosso. L'unica paura deve essere sottovalutare e dire al lupo al lupo, dobbiamo andare in campo con la consapevolezza che possiamo crescere ancora tanto".

Stefano Grandi

 


Tags: milan bonucci gattuso

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