08/10/2022 09:07
con la sua morte io perdo soprattutto un caro e fraterno amico. E voglio ricordarlo per questo. Voglio rendergli omaggio perché anche nei momenti difficili è stato sempre capace di rialzarsi, di ricominciare e di riuscire sempre a tornare al top. Ha lavorato con me una vita alla Juventus. Ho cercato di aiutarlo perché, grazie anche a Marcello Lippi, avevo capito che fior di professionista fosse. Sono stato orgoglioso anche di avergli dato una mano quando è rimasto fermo per alcuni anni. Sono devastato dal dolore perché conosco la sua famiglia: la moglie e i figli e vorrei ricordarlo soprattutto per l’aspetto privato di uomo normale, visto che i suoi successi sportivi saranno in tanti a ricordarli e comunque resteranno scritti nella storia.
Lo conobbi quando portai Marcello Lippi alla Juventus nel 1994, dopo aver allenato il Napoli. È rimasto in bianconero fino a quando sono andato via, assieme proprio al tecnico campione del mondo. Era famoso per i suoi metodi da marine, che aveva introdotto anche al Tottenham con Antonio Conte, la sua ultima squadra. Metodi rivoluzionari dal punto di vista del fitness che portarono alla costruzione di una delle Juventus più forti di sempre. Lui che militare lo era stato per davvero, lo era anche sui campi da calcio. Ricordo il rito della campana “della vergogna” (chi non riusciva a completare gli esercizi doveva alzarsi e farla suonare) e per la musica di sottofondo, dal rock a quella classica, a seconda delle occasioni. Allenava i giocatori facendo risuonare la cavalcata delle valchirie di Wagner dagli altoparlanti: loro correvano, e il primo a fermarsi doveva suonare appunto “la campana della vergogna”...Ricordo alcune sue frasi celebri: «vincere appartiene ai forti» o «lavorare oggi per correre domani».