Chiamarsi Mino Raiola senza apparenti meriti professionali

Chiamarsi Mino Raiola e svegliarsi senza “azzeccare” nemmeno un congiuntivo, ma con un conto in banca da fare invidia alla JP Morgan.

Chiamarsi Mino Raiola e continuare a tirare a indovinare frasi in italiano, salvo poi convocare una privatissima conferenza stampa e ricevere a casa propria (Montecarlo) le testate giornalistiche sportive più autorevoli, con la riconoscente gratitudine delle stesse.

Chiamarsi Mino Raiola ed essere coinvolto in un’inchiesta sulla vendita del cartellino di un giocatore per una commissione spropositata ricevuta da un club che lo aveva acquistato a zero anni prima dalla stessa società che poi lo avrebbe riacquistato ad una cifra più che spropositata.

Chiamarsi Mino Raiola ed avere preso le commissioni da entrambi i club.

Chiamarsi Mino Raiola ed essere insultato, condannato pubblicamente, indagato per un sistema che alla fine è la stessa Federazione Internazionale ad aver stabilito.

Chiamarsi Mino Raiola ed essere un professionista senza apparenti meriti professionali, almeno stando alla versione di alcuni. Perché in un mercato senza regole, decretato da questo stesso mondo, Mino Raiola è un professionista. Che ci crediate o meno.

A cura di Michele Mitarotondo