C'è anche il calo di Donnarumma a spiegare il momento del Milan

Se prendi 10 gol in 7 partite di campionato le spiegazioni possono essere diverse e in questi giorni sono state sviscerate in lungo e in largo per provare a capire perchè il Milan re d'estate ha perso subito la corona alle prime prove difficili. Gli esperimenti tattici e il cambio di modulo possono essere una ragione, così come l'ambientamento di Bonucci che si sta rivelando più lento e difficile del previsto. Un centrocampo che fa poco filtro è una delle cause di una difesa ballerina di cui per ora il capro espiatorio è stato Zapata dopo i disastri col cugino Duvan contro la Sampdoria ma c'è anche un altro aspetto da non sottovalutare. In campionato come in Europa – e si guardi soprattutto alla partita col Rijeka – chi sta venendo clamorosamente meno (anche se se ne parla poco) è Donnarumma. Le polemiche estive sul rinnovo sembravano dimenticate, l'affetto della folla riconquistato, l'amarezza per una fascia da capitano archiviata ma qualcosa ancora non va. Gigio non è più una sicurezza, dà l'impressione di essere impaurito e alterna troppo spesso, anche all'interno della stessa partita, interventi importanti a errori banali. Nessuna papera colossale ma quelle paradossalmente possono essere più comprensibili e giustificate ma troppi gol evitabili presi. Qualche uscita goffa e sbagliata, qualche respinta improvvida che s'è tramutata in pericolo quando non in gol preso, la sensazione generale di aver perso quella spavalderia che l'aveva imposto come il portiere-fenomeno della scorsa stagione. Nessuno, da Montella a lui stesso, deve dimenticare che Donnarumma è ancora un progetto di campione, che deve migliorarsi, che deve lavorare e rimanere concentrato. Un salto di qualità e tanti punti in più passano anche da un portiere affidabile, sereno e pronto a fare la differenza. In positivo. E ora come ora Donnarumma non è ancora su questi standard.

Stefano Grandi