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Zeman: Al Lugano non mi sento declassato, a Pescara mi volevano gratis

16/06/2015 09:30

Zeman: Al Lugano non mi sento declassato, a Pescara mi volevano gratis |  Sport e Vai
Da Cagliari a Lugano in mezzo non c’è solo la frontiera per Zdenek Zeman, c’è un mondo intero di differenze per il tecnico boemo che ha salutato l’Italia per abbracciare la realtà del calcio svizzero. In un’intervista alla Gazzetta Zeman spiega tutto: "Non mi è passata la voglia di allenare. Anche se negli ultimi anni ho trovato grosse difficoltà nel fare calcio secondo le mie idee e ho avuto problemi sia con le dirigenze che con alcuni giocatori. Eppure penso alla Roma di aver fatto un grande lavoro, valorizzando giocatori come Florenzi, Marquinhos, Lamela, Romagnoli, e facendo rendere Osvaldo come mai prima e dopo. Mi spiace non essere riuscito a dare soddisfazione a tanti tifosi a Cagliari che ci credevano come me. Sono arrivati anche giocatori che non conoscevo e su altri non ero d'accordo. Ho provato a farli rendere. Nella prima parte della stagione siamo andati bene sul piano del gioco, ma non dei risultati. Sono tornato dopo l’esonero perché pensavo che la squadra potesse seguirmi. Ma dopo la prima partita con l'Empoli hanno ricominciato a giocare di testa loro. E allora ero inutile: ho preferito dimettermi". Poteva restare in Italia ad allenare, invece…."Soltanto un mese fa avevo dato la parola al presidente Sebastiani, che insisteva per riportarmi al Pescara. E ho rifiutato di parlare con altre quattro squadre che mi volevano offrire la panchina. Quando do la mia parola per me vale come una firma. Non è la prima volta che chi ho davanti ragiona in maniera differente. Ne resto deluso, ma non per questo cambio modo di agire. Ancora fino a martedì scorso Sebastiani mi ha ripetuto: lei è il nuovo tecnico. Poi ha cominciato ad elogiare il lavoro di Oddo, quindi non ha risposto più al telefono e alla fine mi ha fatto arrivare una proposta indecente...Mi hanno chiesto di lavorare gratis adducendo come motivo che i tifosi non mi volevano. Ma le persone che conosco a Pescara mi dicono il contrario. Volevo ripartire da dove avevo finito e con Pavone d.s. ero sicuro di costruire la squadra giusta. Non ho accettato e non per soldi. Non ha futuro un rapporto o una società gestita così. Ed è la seconda volta che mi capita in sei mesi. Anche a Cagliari a dicembre mi proposero di rimanere se avessi rinunciato allo stipendio. Si vede che così funziona il calcio in Italia oggi. Da noi le società partono e non sanno se finiscono il campionato. In Svizzera se non garantisci prima il pagamento ai dipendenti e un bilancio sano non ti fanno proprio partire". Si riparte da Lugano, dunque: "Cerco un posto dove fare buon calcio, dove ci sia il rispetto dei ruoli, delle regole e una gestione corretta della società. Le premesse ci sono, voglia ed entusiasmo sono le stesse di vent’anni fa". L’importante è giocare bene e far divertire la gente. Lugano è un gioiello e poi si parla italiano: spero di fare capire la mia idea di calcio a giocatori, tifosi e società. Non mi sento declassato, dal calcio svizzero sono arrivati in Serie A tanti giocatori e allenatori, da Shaqiri fino a Paulo Sousa".

Tags: cagliari Pescara lugano zeman

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