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Napoli, faccia mea culpa anche chi elogiava Sarri sempre: bisogna saper cambiare

01/04/2018 10:07

Napoli, faccia mea culpa anche chi elogiava Sarri sempre: bisogna saper cambiare  |  Sport e Vai

E alla fine i nodi del gioco mono-nota del Napoli vennero al pettine. Il pari col Sassuolo e il -4 dalla Juve nell'amaro sabato pasquale suonano come una mezza condanna sulle ambizioni scudetto. Ora anche vincere lo scontro diretto a Torino potrebbe non bastare più, visto anche come sta marciando la Vecchia Signora che sta ritrovando tutti i suoi infortunati e che vince anche quando non brilla. Come ha fatto spesso, certo, ma i punti contano e le chiacchiere no. A furia di sentirsi etichettare come i più belli d'Europa a Napoli si è perso il senso della realtà e si è finto di non capire che per arrivare davvero fino in fondo sarebbe servita una gestione diversa della rosa. Sarri per puntare allo scudetto ha sacrificato tutto: Champions, coppa Italia ed Europa League, ipnotizzato dall'idea che per giocare come lui vuole ci sono solo 11-12 giocatori in grado di cantare nello spartito e che ogni variazione al tema era da considerare un insulto alla logica. Ora è bastato l'impegno in nazionale di alcuni suoi giocatori per far riaffiorare stanchezze fisiche e mentali di un anno vissuto in apnea dallo zoccolo duro. E mentre Allegri dall'altra parte si ritrova una panchina vincente, Sarri ha solo una panchina avvilita dove solo la fame di Milik può cambiare qualcosa. A fare mea culpa devono essere anche tutti gli aedi del tecnico del Napoli che nei tempi belli non hanno evidenziato le lacune e i pericoli di una gestione poco convincente. Eppure le eliminazioni da tutte le coppe erano state un segnale chiaro. Ovvio che di fronte all'obiettivo scudetto tutto sarebbe passato in secondo piano ma vale lo stesso se il Napoli dovesse arrivare secondo anche se col record di punti che Sarri evidenzia come l'obiettivo stagionale? Come sia cambiato il Napoli con l'ingresso di Milik col Sassuolo è la prova che questa squadra può anche giocare in un'altra maniera e che avrebbe dovuto da tempo provare e testare un piano-B per le volte in cui i suoi uomini migliori erano fuori forma. Alla Juve in panchina ci vanno anche i Dybala e gli Higuain, al Napoli per lasciar fuori inizialmente Hamsik servono operazioni di tonsille e problemi muscolari. Altro elemento che ingenera una riflessione è la prova di Zielinski, bocciato da tutti ma che per Sarri è stato il migliore. E' un elemento che serve a capire la filosofia da cambiare: alla critica Piotr non è piaciuto perchè non ha fatto...Zielinski, ovvero l'uomo di qualità e fantasia capace di fare strappi, di saltare l'uomo e di andare al tiro, al tecnico è piaciuto proprio per gli stessi motivi, perchè non è andato fuori spartito ed ha fatto il compitino del tiki-taka a ogni costo. Del resto non è quello di vice-Hamsik il suo vero ruolo e non da ora. Come Diawara non è un regista vero, come Ounas potrebbe avere anche un po' più di spazio, come poteva averlo Giaccherini, come non si capisce perchè Rog (che peraltro non è un mediano alla Allan, nonostante venga utilizzato solo in quel ruolo sempre per non toccare il modulo magico mono-nota) non giochi mai specie quando i titolari sono in calo. Arrivare secondi, ovemai accadrà perchè in realtà le 8 giornate che mancano potrebbero riservare ancora sorprese, non è un reato. Assolutamente no, perchè è vero che la Juventus è più forte. Ma non aver valorizzato tutte le risorse a disposizione ed aver sacrificato le coppe per un record di punti e basta sì. E forse ora se ne accorge anche chi per troppo tempo ha solo elogiato il Napoli, coprendone i difetti.

Fabrizio Piccolo


Tags: napoli Zielinski sarri

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