Mou-Guardiola: scoppia la pace prima del derby di Manchester

Scoppia la pace tra Mourinho e Guardiola prima di Manchester United-Manchester City, derbyssimo che anima la Premier League in programma domani alle 13.30. Nessuna provocazione, nessuna polemica, qualche messaggino in codice. Se guerra sarà, sarà solo in campo. Almeno per ora: stesso orario per incontrare la stampa, lo Special One al centro tecnico dello United, l'ex Bayern nell’auditorium dell’accademia, e una sola differenza. Mou ha limitato a 20 le testate giornalistiche accreditate per la special-conferenza, Guardiola non ha messo limiti ma sono rimasti delusi tutti quelli che speravano in titoli ad effetto e polemiche. E' un Mourinho placido, quasi non sembra lui, quello che descrive il rivale come “un bravo allenatore” e il City come “un'ottima squadra”. "Non mi importa parlare degli altri allenatori. In campo vanno i calciatori. Noi dobbiamo rispettare il City. L’atmosfera del derby comunque coinvolge tutti. Ho tutti a disposizione, anche se Mkhitaryan non può reggere novanta minuti, ma può darci ugualmente un aiuto. L’assenza di Aguero un punto a nostro favore? Il City ha tante soluzioni alternative: Iheanacho, Mane, un falso numero nove".

TOCCA A PEP – Stessa musica sul fronte Citizens con Guardiola che spegne ogni possibile incendio: "José fu il mio assistant coach ai tempi di Robson nel Barcellona. Da colleghi ci sono stati episodi ai tempi Real Madrid e Barcellona, ma tre settimane fa ci siamo incontrati al meeting degli allenatori e abbiamo parlato tranquillamente insieme con Ronald Koeman e Tony Pulis. La rivalità con Mou è soprattutto mediatica. Io lo rispetto, come rispetto tutti i miei colleghi. Non giochiamo io e lui, in campo vanno i giocatori. Un bicchiere di vino dopo la partita? Se Mou me lo offrirà lo berrò volentieri”. Inutili anche i tentativi di stuzzicare Pep su Ibrahimovic, che non ha mai avuto parole tenere nei suoi confronti, anche alla luce delle recenti polemiche con l'agente dello svedese Mino Raiola: "Provo grande rispetto per il giocatore. E’ un campione. Non mi sorprende che si sia subito inserito bene nel calcio della Premier. Io sono preoccupato soprattutto della mia squadra, non dello United, che merita il massimo rispetto per il suo passato".

Stefano Grandi