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Marotta: Ecco perchè Nedved disse che non tifavo Juve

29/03/2019 17:33

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"Io sono nato a Varese. Abitando vicino allo stadio del Varese, da mascotte di 6 anni, mi sono innamorato del calcio e dei posti e dei luoghi in cui ho lavorato. Per me è una professione. L'uscita di Pavel, che veniva dalla Lazio, è stata legata alla sua spontaneità e abbiamo avuto modo di chiarire. Non si può pretendere che il procuratore abbia una fede, io tifo Varese". Beppe Marotta, a margine del convegno sul Foglio a San Siro, torna su quel diverbio a distanza con il vicepresidente della Juve: "Il mio futuro lo vedevo diverso a Torino, poi è successo quello che è successo. Siccome la vita è una bella sfida, la felicità la raggiungiamo fissando degli obiettivi. Anche io ne ho uno con l'Inter, per questo metto passione e voglio far tornare a vincere i nerazzurri. Se non ci siamo riusciti in questi anni è evidente che ci siano delle problematiche; si sono avvicendate 3 proprietà, a differenza di quanto trovavo alla Juve dove c'era appartenenza. Qua la società è molto forte, Suning è vogliosa di arrivare in alto e c'è un patrimonio di tifosi e di storia che fa ben sperare. Non solo dai punti di vista dei bilanci, ma anche per le vittorie". Smentita la storia che non volesse Ronaldo: "E' falsa la storia che non lo volevo, chiaro che come a.d. non avevamo la sostenibilità per farlo. Agnelli dopo che gli presentammo un Piano A e un Piano B, con grande intelligenza ci disse che si poteva fare l'operazione, era tutto standardizzato ma fu un atto di coraggio degli azionisti e io non potevo decidere. Io potevo valutare con Paratici e Nedved, non mi sono opposto. Ho avuto modo di conoscerlo, lui è un grande campione che dà l'esempio che poi diventa emulazione per gli altri". Se si risolverà il caso Icardi Marotta avrà grandi meriti: "Una delle qualità che mi riconosco è la diplomazia, risolvendo le questioni con leadership. In questo caso ho cercato di stemperare le tensioni nell'interesse di tutti. In una società ci sono dinamiche che non possono essere rese pubbliche. Le decisioni devono essere prese con senso di responsabilità, non volevamo punire nessuno ed è un dato di fatto. Siamo arrivati lì perché lo sappiamo noi dentro la società; il nostro compito da società è di proteggere l'allenatore con l'obiettivo di rispettare la 'comunità squadra': non parlo del caso di Icardi. Se vuoi andare in campo serve tirar fuori una squadra. Uno degli obiettivi più importanti della società e dell'allenatore è creare questi presupposti".

 

 


Tags: ronaldo beppe marotta Icardi

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