Il Milan a Mancini? C'era una volta il Milan ai milanisti...

Quando Adriano Galliani ingaggiò Allegri come allenatore, andò a pescare una convocazione di “Acciughino”, quand'era calciatore, per una tournèe estiva in Usa per legittimare un motto cui ha sempre cercato di rimanere fedele: ovvero che il Milan dovesse essere allenato da un milanista, da chi aveva indossato quella maglia. Una tradizione che Berlusconi, quand'era presidente, ha sempre cercato di rispettare (e in quest'ottica furono presi di recente i vari Seedorf, Brocchi e Inzaghi). Già con Montella la storia ha cominciato a cambiare (ma Gattuso è in linea col...ritorno al passato) però tutto lascia pensare che il futuro non ripercorra i passi andati. Le voci su chi prenderà il posto attualmente (e chissà se fino alla fine della stagione) ricopre Ringhio parlano di top-coach e dopo Conte ora si ipotizza anche Mancini. Un ex juventino e un ex interista, alla faccia di quel motto caro alla precedente gestione. D'altronde il Milan è una multinazionale, con proprietà cinese, e l'identificazione con i colori è più sbiadita. A parlare di Mancini è la Gazzetta, che spiega come il Mancio sia scontento allo Zenith, dove a consolarlo sono solo gli 8 milioni netti di ingaggio. Il nome piace a Fassone (altro ex juventino e interista) che lo ha avuto alle dipendenze, anche se gli ostacoli non mancano. Dalle potenzialità economiche per accaparrarsi Mancini alla probabile concorrenza della nazionale italiana, ma di fondo il dubbio è anche un altro. Sarà ancora “attrattivo” il Milan a giugno? O l'ipotesi di prendere un club fuori dalle coppe e costretto a cedere un paio di top-player rischierà di scoraggiare allenatori di grido?