Con Ancelotti giocare prima o dopo non cambia, si guarda solo al Napoli

La provocazione l'ha capita ma non ha abboccato all'amo: in conferenza gli hanno riportato le parole di Allegri, il tecnico della Juve aveva appena finito di dire che battere il Genoa era importante sia per allungare la striscia vincente sia per mettere pressione al Napoli, che si sarebbe ritrovato a -9 prima di giocare con l'Udinese. Ancelotti ha sentito, ha inarcato il sopracciglio come suo costume, e ha spiazzato tutti: “"La pressione c'è, ma perché vogliamo migliorare e proseguire questa striscia. Non siamo però qui a fare calcoli o a guardare ad altri". Come a dire che poco gli interessa chi gioca prima e chi gioca dopo. Un tormentone che era caro alla vecchia gestione ma che è stato spazzato via dall'avvento di don Carlo. Lui guarda a casa sua, a vedere i miglioramenti di un gruppo che vede in crescita ma che sa può dare ancora tanto di più. La sua scommessa non è sull'oggi, non è nel fare la corsa sulla Juve ma su se stesso. La meravigliosa utopia di vincere, se non ora presto, con una squadra senza veri top-player ma facendo migliorare chi c'è già. Un processo avviato con la trasformazione di Insigne, con i progressi di Zielinski, con il diverso assetto difensivo, con moduli nuovi. Si giochi alle 12.30, alle 18 o alle 20.45, prima o dopo la Juve o altri, cambia niente per Ancelotti perchè il suo centro gravitazionale non sta all'esterno. Sta all'interno ed è solo questo Napoli cui vorrebbe legarsi ancora più a lungo. L'ha detto chiaramente: “La priorità è restare competitivo su tutti i fronti, tutto il resto è secondario. Se ti trovi bene in un posto e gli altri si trovano bene con te tutto il resto viene di conseguenza, io mi trovo bene qui, così come con me il presidente, è un cammino iniziato da poco e può essere migliorare in futuro".