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Juventus: via all’era Tudor e via Motta, ha vinto Allegri. Padre Tempo ha operato in silenzio

L’era Igor Tudor sulla panchina è cominciata ufficialmente. Primo allenamento, a ranghi per ovvie ragioni ridotte, per il nuovo allenatore bianconero in attesa di riabbracciare tutti i nazionali impegnati in giro per il mondo. Nove partite per riportare la Juve in zona Champions, un Mondiale per Club da disputare e chissà, una conferma da strappare alla faccia dei cari Conte, Mancini, Pioli nomi forti per il futuro.

Intanto su quello che è successo a monte, urge un’analisi. Perchè alla fine ha avuto ragione proprio Adani. “Padre Tempo opera in silenzio”. Frase troppo spesso rivendicata dall’ex calciatore della Fiorentina oggi opinionista e influencer del calcio. Ma Padre Tempo in questo caso ha dato ragione a Max Allegri.

Allegri non era il male della Juve

Questa non vuole essere una lode o glorificazione o celebrazione o apoteosi di Allegri ma semplicemente un’analisi dei fatti. Che la Juve non possa essere allenata da qualcuno che non sia Allegri ci sta eccome, lo stesso discorso varrebbe per Conte. C’è dell’altro e di buono in giro. Ma sulla gestione Allegri sono state dette di cotte e di crude che la metà bastava. 

E siccome da più parti si sputano fatti ecco che magicamente non è bastato cacciare colui che era stato definito l’anticalcio per antonomasia, quello del “corto muso” per forza, quello che ha vinto di riflesso grazie al lavoro di Conte, quello che “vinci con Pirlo e Pogba, son bravi tutti”; non è bastato prendere uno qualunque che faccia gioco, che faccia fare due passaggi di fila, che predichi il calcio cosiddetto moderno e non il calcio paleolitico allegriano, per cambiare le sorti della Juventus, anzi. 

Non solo i fatti danno ragione a chi c’era prima, ma i numeri, i risultati, le figuracce, in Europa e in Italia, il Psv che ne prende 7 la partita dopo aver sbattuto fuori la Juve o l’eliminazione per mano dell’Empoli B in Coppa Italia. Però era giusto cambiare, sì certo, forse. Cambiare ci stava, ma c’era modo e modo, sia dall’interno che dall’esterno di giudicare il lavoro di Allegri.

Allegri e le scelte di Motta a confronto

Alla fine della fiera, dall’alto o dal basso di un gioco di certo non spettacolare, Allegri ha portato a casa tre qualificazioni Champions (una privata per la penalizzazione), tre fasi finali di Coppa Italia (finale persa con l’Inter, semifinale persa con l’Inter, vittoria con l’Atalanta) più la semifinale di Europa League. 

Non poca roba visto che storicamente la Juventus, ma anche Inter e Milan, quando vanno in periodo di down spesso vanno in crisi forte tanto anche da mancare la qualificazione in Champions (vedi quest’anno Milan o Juve che anzi rischiano entrambe).

E che dire di Vlahovic, due anni a prendere in giro Allegri per volerlo dare via quasi subito dopo il suo arrivo, cercando disperatamente Lukaku, e la classica frase “vedrete con Motta quanti gol farà il serbo”. Risultato: Dusan panchinato dopo 3 mesi, anche prima dell’arrivo di Kolo Muani. 

Allegri è riuscito a vincere una Coppa Italia con Illing, Nicolussi Caviglia e Miretti. E Yildiz? Motta è riuscito a dar ragione pure a Zazzaroni riducendo il turco a un giocatorino tra campo, presenze spesso fuori ruolo, e panchina, per non parlare di altre scelte cervellotiche, che hanno finito per scontentare tutti, a cominciare dai giocatori. Non ha capito il mondo Juve, forse come Sarri prima di lui e ha finito per farsi odiare pure dai magazzinieri.

Società assente e il ruolo “double face” di Giuntoli

Molti juventini in questa stagione hanno finito per puntare il dito contro la società. Assente, impreparata. Ferrero, Scanavino e compagnia sembrano figure etere, al pari di Elkann, nessuno ci ha messo mai la faccia come Andrea Agnelli prima di loro in momento delicati, vedi Maccabi proprio con Allegri. 

Ma nessuno ricorda che la stessa società, gli stessi uomini erano presenti con Allegri la stagione scorsa e in buona parte di quella precedente, quella del terremoto societario post plusvalenze con relativa penalizzazione. 

In tutto questo c’è anche il ruolo di Giuntoli, che dopo aver esautorato Allegri quando era testa a testa con l’Inter, ha fatto la stessa cosa con Motta appena la barca ha cominciato a imbarcare un po’ di acqua. Fino ad ora impalpabile il suo apporto rispetto a un mercato importante. Che ora Tudor ha 9 partite per far fruttare. Alla fine si tireranno le somme. 

Luca Fusco

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