Ieri la Federazione l’ha celebrato con l’inaugurazione della mostra a lui dedicata a Villa Arrivabene con tanto di maglia azzurra celebrativa. Una special edition col 70 in bella mostra. A Pasquetta ha festeggiato i 70 anni insieme ai figli Rubinia e Alessandro e all’inseparabile amore della sua vita: Rita. Giancarlo Antognoni si confessa a Il Giornale e rivela che da ragazzo era milanista.
«Vero. Sono cresciuto col mito di Rivera. Era il mio modello, cercavo di assomigliargli. L’avversario più tosto in campo? Oriali, non mi mollava mai».
Ha amato solo la Fiorentina, che però l’ha fatto fuori
«Volevo restare con la prima squadra e dissi no a un ruolo nelle giovanili. Una scelta che rifarei. Spesso i miei suggerimenti non venivano considerati. Consigliai Marcus Thuram, quando stava ancora al Gladbach. Era evidente il suo talento e il prezzo era nei parametri del club. Mi dissero che era troppo giovane. Tornare in viola? Difficile ma le mie porte sono sempre aperte».
Poi i rimpianti, a partire dalla finale del Mondiale in Spagna saltata
«Oggi l’infortunio in semifinale contro la Polonia mi dá fastidio più di allora; perché so cosa mi sono perso. Resta insieme allo scudetto mancato nell’82 con la Fiorentina il mio unico rimpianto». Così come quel golazo annullato contro il Brasile. «Era buono, l’hanno annullato ingiustamente: sarebbe stato il mio gol più bello».
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