Il tecnico rossonero concentrato solo sul risultato nel big-match con i bianconeri, messa da parte l’emozione l’obiettivo resta la Champions
663 punti conquistati sui 906 disponibili con una media per gara totale di 2,19. In bacheca i 5 scudetti dal 2015 al 2019, la Coppa Italia (2015, 2016, 2017 e 2018) più quella della celebre finale contro l’Atalanta. Questa è stata l’eredità di Max Allegri nei suoi due cicli (5 anni più 3) alla Juventus. Domani torna per la prima volta da ex a Torino, l’ultima volta che aveva affrontato Madama da avversario era il 6 ottobre del 2013 (3-2 per la Signora sui rossoneri) ma non era ancora un ex. No. Juve-Milan di domani sera non può essere una partita qualsiasi per il Conte Max. In conferenza Allegri non bluffa, ha presente il lato emotivo della sfida ma soprattutto quello pratico visto che dopo la vittoria sul Napoli un’altra impresa in uno scontro diretto sdoganerebbe le ambizioni da vertice del Milan.
Nessuno ha allenato allo Stadium come lui: “Ho cercato solo di preparare la partita, non voglio essere patetico, spero di fare 8 anni anche al Milan come alla Juve. Non posso sbagliare panchina perché le hanno invertite allo stadio. Per me non è una rivincita tornare a Torino, quando sono venuto ho ringraziato il Milan e ora devo ringraziare la Juve, sono stato fortunato a passare 5 anni al Milan e 8 alla Juve. L’emozione c’è ogni volta che vado in panchina ma dobbiamo rimanere concentrati sull’obiettivo finale che è tornare in Champions. La quota è 72-74 punti e siamo ancora molto lontani. Juve-Milan è sempre una partita straordinariamente bella, vogliamo passare una bella sosta anche se non sarà facile, loro non hanno mai perso e hanno un ottimo allenatore. Mancano ancora tanti punti, ci saranno momenti belli ma anche difficili. E la Juve ha solo un punto meno di noi che non abbiamo nè vinto il campionato nè centrato ancora la Champions. L’accoglienza dei tifosi? Vediamo domani, ma conta il risultato
Allegri rivela di aver chiacchierato a lungo con Dan Peterson e che gli ha chiesto di parlare anche alla squadra: “Ricordavamo il suo 1-3-1 con cui ribaltava le partite, bello parlare con lui, c’è sempre da imparare. Ci siamo confrontati su com’è cambiato il basket e com’è cambiato il calcio. È stato bello parlare con un personaggio di questa caratura, ha ancora una carica importante a oltre 90 anni”. Poi gli infortunati: “Tomori ha recuperato, Leao ha fatto una bella settimana, la prima che fa dall’infortunio del 17 agosto, col Napoli non volevo farlo entrare così presto ma sta crescendo di condizione, così come Nkunku. Leao di fatto deve iniziare ancora la stagione ma non è lui nelle mie mani, è nelle sue stesse mani per poter fare un grande campionato. Siamo partiti il 10 luglio con un obiettivo e l’obiettivo singolo deve lasciar spazio”.
Dopo un passaggio su Rabiot (“Rabiot è più cresciuto rispetto a quello che ho avuto alla Juve ma è normale quando passi dai 26 ai 30 anni, Adrien è maturato molto. Se c’è una stagione juventina che mi ricorda questa? Parallelismi non ce ne sono, io non ho mai avuto una stagione uguale all’altra“) Allegri non si sbilancia su Ricci e Nkunku: “Lo vedremo domani, possibile che negli ultimi 30′ ci sarà bisogno di determinati giocatori. Di Ricci sono contento ma in generale lo sono della rosa a disposizione”
Solo una domanda fa spazientire il tecnico rossonero: Questa Juve è più forte della sua ultima Juve? “Non mi piacciono questi confronti, dicevo del fatto che con Peterson parlavo di come è cambiato il basket e di come lo sia anche il calcio. E’ una Juve diversa come questo Milan è diverso da quello che ho allenato in passato
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