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Napoli, Conte ha sbagliato modi, tempi e luoghi: ma nella sostanza ha ragione

Più che del primo posto riacciuffato dal Napoli grazie al sofferto successo sul Monza e al clamoroso tonfo dell’Inter a Bologna, da qualche giorno la scena nella città partenopea, sui social e tra i tifosi è dominata dalle discussioni sollevate dagli sfoghi di Antonio Conte. Le “solite” lamentazioni, i piagnistei, i mugugni del tecnico salentino proprio in una fase cruciale della stagione hanno indispettito molti fan del Ciuccio. Per qualcuno, avrebbero addirittura rischiato di compromettere la volata per il tricolore. 

Napoli, perché Conte ha sbagliato

Va chiarito subito: il tecnico ha sbagliato modi, tempi e luoghi per esternare il suo malessere. Soprattutto nel farlo in un modo piuttosto virulento, con toni aspri, parole capaci di ferire (“ho capito in otto mesi che a Napoli ci sono cose che non si possono fare, oppure sul Napoli “club di passaggio”) e potenzialmente dirompenti per le possibili reazioni di un altro personaggio vulcanico: il presidente De Laurentiis. Conte non ha sbagliato solo nei modi, ma anche nei tempi: avrebbe potuto pazientare qualche altra settimana, glissando sull’argomento futuro come aveva fatto fino a pochi giorni prima. E infine ha sbagliato nei luoghi: sparare a zero in una conferenza stampa prepartita è sempre un’arma a doppio taglio.

Conte, errori di forma non di sostanza

Premesso che Conte ha commesso tre errori, qualcuno può davvero ritenere che abbia detto cose strampalate o mendaci? Poteva mai essere contento per il fatto che Kvaratskhelia fosse ceduto a metà stagione e rimpiazzato con uno scarto del Milan, messo pure maluccio a livello fisico? Poteva mai essere felice che la sua richiesta di rifare i campi di Castel Volturno fosse stata declinata da otto mesi? Ma soprattutto, analizzando le parole del tecnico salentino: davvero c’è qualche tifoso che non condivida le sue aspirazioni, vale a dire: 1) un Napoli più forte, con una rosa organicamente più robusta e qualitativamente più competitiva, in grado di affrontare il triplo impegno campionato-Champions-Coppa Italia con garanzie di ben figurare. 2) Strutture più moderne e attrezzate per affrontare con serenità il futuro. 3) Una programmazione che trascenda, anno dopo anno, dalla vendita del giocatore migliore. Vale a dire: se qualcuno a gennaio 2026 dovesse bussare alla porta del club e offrire 60-70 milioni per McTominay, si vedrebbe rispondere no anziché sì.

Osimhen, Champions e Kvara: il maxi budget del Napoli

L’anno prossimo il Napoli avrà a disposizione per gli investimenti qualcosa come 200 milioni di euro. Ci sono i soldi incassati a gennaio per Kvaratskhelia e non reinvestiti, ne arriveranno altri 75 per la vendita di Osimhen al Manchester United o a qualche altro club di Premier interessato, ci sono i 60 milioni circa della partecipazione alla prossima Champions. Qualcosa potrebbe arrivare anche dalla cessione di Anguissa, a dar credito alle voci che vogliono il camerunense intenzionato a tornare in Inghilterra o in Francia. In totale: 200 e oltre milioni. Logico che Conte chieda siano reinvestiti in buona parte in rinforzi di spessore e nel potenziamento delle strutture. Seriamente: c’è qualche tifoso in disaccordo su questa questione, che preferirebbe un Hasa a un Frattesi, uno Yeremay a un Adeyemi o tre campi malridotti in affitto piuttosto che un centro sportivo moderno di proprietà?

Rino Dazzo

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