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Seedorf: non basta essere bandiere per fare il dirigente. Ce l’ha con Ibra?

Lui che quel trofeo l’ha alzato (4 volte) con tre maglie diverse sa come si fa. Clarence Seedorf, in attesa che qualche club gli dia una panchina, è uno degli opinionisti di Prime per la Champions e intervistato da Repubblica parla delle possibilità delle italiane e non solo.

Per Seedorf occhio all’Atalanta

L’ex centrocampista dice: “L’Inter è la più attrezzata, ma anche Milan e Juventus. E l’Atalanta in Europa è un pericolo per tutti. Le distanze tra i club si sono assottigliate. La differenza la fa la resilienza: far durare il meno possibile i momenti negativi e colpire al momento giusto. Come il Dortmund nella scorsa edizione della Champions. Il calcio italiano ha un suo dna. Copiare modelli e filosofie straniere non funziona. Il futuro si fa conoscendo la propria storia, con necessari adattamenti: difendere con tutta la squadra ed essere cinici. Nessuno lo fa meglio degli italiani”.

L’esperienza al Milan

In Italia ha allenato al Milan ma non andò bene: “Vedo il lato positivo. Fui chiamato per risollevare la squadra da una posizione di classifica pericolosa, in una situazione societaria al collasso. Ho ottenuto 1,85 punti a partita, solo Juve e Napoli hanno fatto meglio nel girone di ritorno. E facevamo un gioco propositivo, valorizzando i giocatori. Dopo il Milan, il calcio italiano non ha ritenuto di darmi una possibilità, come invece è accaduto a tanti miei colleghi. Gli incarichi successivi sono stati sfide in condizioni complicate. Il prossimo prgetto, se sarà, dovrà essere strutturato, non emergenze per tentare il miracolo”.

Anni fa, in una riunione della Fifa, sottolineò come gli allenatori neri siano pochi, nei club e nelle nazionali: “Nei ruoli di potere le persone nere sono in assoluta minoranza. Il pregiudizio si può sconfiggere solo dando a tutti l’opportunità di dimostrare le proprie competenze. Se in un processo di selezione non si viene neanche chiamati per un colloquio, è difficile ottenere il posto”.

Zanetti è vicepresidente dell’Inter, mentre Maldini non è più al Milan. Nel calcio di oggi c’è ancora spazio per le bandiere? “Bisogna portare valore, non basta essere bandiere. Maldini e Zanetti sono anche validi manager. Oggi le squadre puntano sui giovani e trasmettere loro la cultura del club non è semplice. Il Real Madrid lo fa bene, in dirigenza con Butragueno, in spogliatoio con Modric e Kroos”.

 

Fabrizio Piccolo

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