Che succede alla Roma? Perché la squadra giallorossa è partita così male in campionato nonostante i tanti investimenti estivi, la conferma di Dybala e le grandi ambizioni sbandierate per questa stagione? Se lo chiede Ivan Zazzaroni, che in un editoriale sul Corriere dello Sport si addentra nel caos di Trigoria, fatto di errori da parte della guida tecnica (De Rossi), della proprietà (i Friedkin) e delle stesse strategie a medio termine (Ghisolfi, ds senza troppa esperienza). Non fa nomi, ma ‘Zazza’ sembra suggerire una soluzione forte. E c’è pure chi, come il popolare sito Dagospia, va dritto al punto: “Serve subito Allegri”.
L’analisi di Zazzaroni è tranchant, senza troppi fronzoli: “In un campionato di smarriti (per ora) anche la Roma sta facendo la sua parte: a Marassi gioca un buon primo tempo, reclama un rigore che c’è – da Var, ma è strarigore – e dal momento in cui rinuncia all’unico in grado di mettere qualità in campo, Dybala, s’incarta, si arrotola su sé stessa e smette di giocare lasciando l’iniziativa al Genoa. Chi subentra non aggiunge nulla, anzi. Lo smarrimento generale degli allenatori – fatta eccezione per Simone Inzaghi che le idee all’Inter le ha trasferite da tempo e si notano – è peraltro ampiamente giustificabile: hanno ricevuto i (tanti) nuovi in ritardo, se non addirittura all’ultimo, la sosta per l’inutile e dannosa Nations League ha poi fatto il resto. Motta, Gasperini, Palladino, Italiano e, appunto, De Rossi (Fonseca ha avuto vita fin troppo facile col Venezia) non sono ancora riusciti a dare un senso compiuto al loro lavoro e han lasciato per strada punti importanti, alimentando – inevitabile – più di un dubbio”.
Cosa ha sbagliato De Rossi? “Mi soffermo naturalmente su De Rossi, poiché nella capitale cominciano a moltiplicarsi le diffidenze nei suoi confronti. La società ha investito tanto e, di conseguenza, si è data un obiettivo importante: il posto da Superchampions nel torneo in cui almeno cinque squadre sono superiori alla Roma. È naturale che il club pretenda il massimo, ma lo è altrettanto che debba evitare di lasciar solo De Rossi in momenti come quello di sabato, ad esempio, avendo preso una decisione forte (su Zalewski) e distante dalla volontà del tecnico. Nel calcio non si inventa più nulla: De Rossi avrebbe bisogno anche di un interlocutore tecnico, di un confronto alto e costante che non può essere il giovane – in tutti i sensi – Ghisolfi. Rappresenta un valore per il calcio e per la Roma ma, essendo alle prime esperienze in panchina, e avendo personalità e princìpi sani di gioco, merita un sostegno che va oltre il semplice mercato. Lippi è diventato Lippi con Moggi, Sacchi e Capello con Galliani, Braida e Ramaccioni, Ancelotti con Galliani, Allegri con Cellino, Galliani e Marotta (non tecnico, lui, ma strategico), Simone con Tare, Spalletti ha vinto lo scudetto confrontandosi con Giuntoli. E potrei portare altri cento esempi. PS. Hermoso è un centrale di buona tecnica, addirittura “arrogante” quando ha il pallone tra i piedi, ma anche all’Atletico Madrid non brillava nella fase strettamente difensiva. De Rossi dovrà soffermarsi molto sul pezzo”.
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