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Juventus, Tacconi: Avrei preso a calci Balotelli e Cassano

Fuma solo sigarette elettroniche mentre quando giocava, prima delle partite beveva otto caffè, fumava un pacchetto di sigarette e prendeva un amaro ma non è solo questa la conseguenza dell’aneurisma che ha colpito Stefano Tacconi, che dopo due anni tra operazioni ed ospedali si sta lentamente riprendendo e che, in occasione del lancio del suo libro “L’arte di parare”, si racconta a La Repubblica.

Il sogno di Tacconi

Dopo aver rivelato il suo desiderio più grande (“Aprire un ristorante e lo farò. Specialità umbre, dalla porchetta in poi. Vino e cibo a quindici euro. Ci penso da quando mi sono risvegliato”) ed aver giocosamente bacchettato moglie e figlio  (“mi manca la libertà. Laura e Andrea sono due aguzzini. Non stavo mai fermo, volevo fare il fighetto e non mi sono negato nulla, solo che poi il fighetto è stato castigato”) l’ex portiere dice di non avere rimorsi per la vita che ha fatto: ”No, ne è valsa la pena. Sempre meglio che andare al cimitero. A proposito: quando capiterà crematemi, così evito a tutti il fastidio di andarmi a trovare al camposanto”.

Le bordate a Cassano e Balotelli

Poi Tacconi aggiunge “Se avessi allenato Cassano e Balotelli li avrei presi a calci in culo non so fino a dove. Da dirigente, a quelli come Tacconi avrei detto di fumare e bere meno. Che poi è quello che mi dicono Laura e Andrea. Sono i miei dirigenti. Io in tv? Sarei troppo scomodo. Ma li vedete? Sono tutti paludati, inquadrati, anche Adani. Fanno filosofia, ma il calcio è arte, anche se c’è ben poco di artistico da commentare”.

Il calcio di oggi è noioso per Tacconi

L’ex portiere spiega perché non gli piace il calcio di oggi: “È di una noia mortale. Sono tornato allo stadio per Juve-Napoli: una palla. Noi portieri eravamo dei pazzi, adesso sono tutti a modino e giocano con i piedi. Io appena avevo la palla la tiravo più lontano che potevo. Oggi sono cambiato. Piango un po’ troppo, mi commuovo facilmente. Ma leggete la frase di Agnelli nel frontespizio del mio libro: un uomo che non piange non farà mai grandi cose”.

Fabrizio Piccolo

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