F1, l'analisi: l'anno di Rosberg, Hamilton e Ferrari ansia da prestazione

Se sia l'anno di Nico Rosberg ce lo dirà solo il tempo. Intanto il tedesco dal braccino corto ha piazzato un uno-due impressionante per quanto riguarda tenuta e concentrazione dalla partenza all'arrivo senza mai sbroccare, senza mai andare in confusione. 

Due vittorie che fanno il paio col filotto, a detta di tutti, inutile di fine scorsa stagione con Mondiale già assegnato all'inglesino mondano che intanto pure in Bahrain ha dimostrato di avere il piede più pesante ma senza aver ritrovato quella cattiveria che lo tenga lontano dai guai, dalle feste, dall'ebrezza della vittoria degli ultimi due Mondiali. Rosberg ne approfitta, va in fuga ma è ancora presto perchè comunque Hamilton in tutte le difficoltà ha fatto due podi, ieri ha rischiato di uscire ed invece la seconda botta di Bottas (scusate il gioco di parole, ndr) lo ha tenuto in pista evitando il testacoda. Della serie ci vuole fortuna anche nella sfortuna.

Quella che manca un po' in casa Ferrari. La voglia di colmare il gap con le Mercedes ha portato a qualche azzardo che è stato pagato in termini di affidabilità. Due ko equamente distribuiti tra Vettel e Raikkonen, un po' come i podi e quella velocità di base che fa credere a tutti di essere lì, di aver preso le frecce d'argento, sul giro veloce e sul passo gara. Si può dare di più, si può fare di più, a patto di arrivare a fine gara, sempre e con entrambi i piloti. La strada è ancora lunga, per tutti.

Citazione di merito per Ricciardo, quinto incomodo che arriva sempre quarto e Grosjean che guida una "Ferrarina" meno veloce ma più affidabile della sorellona. Tirata d'orecchie invece per le Williams: scegliere un solo treno di gomme, dure peraltro, per tutta la gara, è un po' come estranearsi dalla lotta ma soprattutto non ha motivo di essere in una Formula 1 di cervelloni guidati dalla telemetria.

Luca Fusco