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L'impresa di 330 chilometri compiuta dal manager Pietro D'Angeli del Gruppo Clai

01/10/2021 18:00

L'impresa di 330 chilometri compiuta dal manager Pietro D'Angeli del Gruppo Clai |  Sport e Vai

"Tor de Géants, un'esperienza che mette a dura prova la propria resistenza fisica e mentale"

Il Tor de Géants, il giro dei giganti, è una gara di trail che si svolge in Valle d’Aosta a settembre. La prova principale è quella dei 330 chilometri che bisogna percorrere entro 150 ore, in pratica 5 giorni e 6 ore. Pietro D’Angeli, direttore generale del Gruppo Clai, primaria realtà nel settore dei salumi e delle carni fresche, che ha il suo cuore in Emilia Romagna ha completato l’intero percorso in 128 ore e 28 minuti.

“Un ricordo straordinario per la bellezza del paesaggio ma anche una sfida da vincere con sé stessi per le tante difficoltà, doversi gestire le forze e non sapere se si riesce ad arrivare fino in fondo – dichiara il dottor D’Angeli -. Non si dorme quasi mai, si prova però condivisione con i vari compagni di viaggio con i quali si condividono dei tratti del percorso e le loro difficoltà”.

La gara attraversa ben 34 comuni ed è considerato il trail più duro del mondo. Vengono percorsi i sentieri delle Alte vie della Valle d’Aosta con partenza ed arrivo a Courmayeur.

“Sono stato fortunato perché il tempo è stato clemente nei giorni della gara – continua il dottor Pietro D’Angeli -. Le difficoltà è il conoscere se stessi ma anche il fatto di dormire molto poco. Al massimo dormivo un’ora e mezza e, quindi, il corpo che si abitui per alcuni giorni ad un movimento continuo e a non riposarsi. Il mio obiettivo quando sono partito era quello di arrivare fino in fondo e stare sotto le 130 ore. Si consuma molto di più sotto l’aspetto mentale rispetto a quello fisico per uno come me che è impegnato in ambito lavorativo. Per una gara di 128 ore di continuo non esiste nessun allenamento. Io sono un podista, un camminatore di montagne. Ho fatto delle lunghe tratte nei week end ma al massimo arrivo a 50 chilometri che è già tantissimo”.

Una prova che, quindi, si svolge in una sola tappa a velocità libera in regime di semi-autosufficienza con l’atleta che deve portare con sé l’indispensabile per la sussistenza e può rifornirsi unicamente presso dei punti di assistenza prestabiliti.

“Ripeto lo sforzo mentale e darsi la forza di andare avanti è il punto nevralgico per ogni atleta – spiega il dottor D’Angeli -. A Cogne ho avuto un momento dove ho pensato di lasciare. Avevo percorso un terzo del percorso e pensavo come si fa a finire il resto. Una parte bellissima del percorso è nella zona di Ollmont dove da lì mancano ancora due salite al traguardo, è l’ultimo colle prima dell’arrivo a Courmayeur. A chi la consiglierei un’esperienza del genere? A chi lavora come me glielo consiglio, dopo aver fatto un periodo di allenamento magari con trekking in montagna. E’ importante perché uno si rilassa ed è un perfetto antistress. Andare al Tor de Géants è una sfida con sé stessi, gestire le sensazioni per arrivare fino in fondo ed è vincente”.

Il numero massimo di partecipanti per motivi di organizzazione e di sicurezza è stato fissato a 750 atleti. Inoltre, dal 2014 sono stati introdotti i commissari di gara per tagli del percorso ma soprattutto situazioni di pericolo.

“Ci sono diversi dislivelli durante il percorso per un totale di 24mila metri – spiega il dottor Pietro D’Angeli -. Questo significa che chi partecipa deve essere abituato un po’ alla montagna. In Valle d’Aosta, poi, si tratta di dislivelli importanti e abbastanza ripidi. Però chi vi partecipa non deve pensare alla fine. Io quando sono partito ho pensato ad una salita alla volta. Perché se si inizia a pensare un po’ troppo avanti, poi, ci si può demoralizzare. La prima cosa che ho fatto quando ho terminato l’intero percorso mi sono messo a piangere come un bambino. Quando ho fatto l’ultima salita è stato affascinante perché c’erano tante persone lungo l’ultima parte fino al traguardo. C’era uno schermo che riprendeva proprio quel tratto e mi è presa la commozione, si piange anche a 59 anni”.

Dall’edizione del 2017, inoltre, è stato introdotto un servizio di geolocalizzazione tramite gps che mostra, per ogni corridore, sul sito ufficiale del Tor de Géants molte informazioni tipo la posizione in classifica generale, la velocità media, i chilometri e il dislivello positivo percorsi.

“Io sono partito con un mio collega, poi, nel corso del tragitto mi sono trovati dei compagni di viaggio – conclude il dottor Pietro D’Angeli -. Sono giunto al traguardo insieme ad un ragazzo di Varese, poi, è bello condividerlo il percorso con gli altri perché ci si aiuta e si scambia una parola. Lungo il tragitto ci sono sei base vita, in ognuna di essa c’è il ristoro, il food, c’è il servizio medico e i massaggiatori. Poi, tra ogni base vita ci sono dei ristori che normalmente sono dei rifugi e dove c’è il ristoro. Io mi sono fermato al massimo per dieci minuti per riposarmi un attimo. Un’esperienza del genere ti fa capire e provi la tua resistenza, la famosa resilienza che ti consente alla fine di superare questa prova. Ma, poi, è bello vedere anche la gioia delle persone. Sono stati tanti i valdostani che ho incontrato lungo il percorso che salutavano dal primo all’ultimo che passava. I bambini che ti davano con la mano il cinque. Senza dimenticare tutto il mondo dei volontari che c’è attorno con giovani e protezione civile. Io ho iniziato quando avevo 50 anni il trail in montagna. Sono sempre stato un amante di questa disciplina che ho iniziato a fare per antistress, per scaricare nel fine settimana la tensione. Da subito mi sono reso conto che su di me funzionava perché mi dava serenità e calma. Quali sono stati i passaggi più difficili? Ma sicuramente l’Alta via numero uno e l’Alta via numero due della Valle D’Aosta. Siamo in sentieri di montagna dove non ci sono delle difficoltà particolari per uno che fa escursionismo ma è ovvio che la stanchezza aumenta le difficoltà. Quindi gestirla è importante considerando che ci troviamo in sentieri esposti e si arriva fino a 3300 metri d’altezza. Prima del Tor de Géants mi sono preparato nelle foreste del parco nazionale casentinese in Toscana e, poi, sono stato in estate qualche volta in Valle D’Aosta e ho fatto dei pezzi del percorso. Ora il prossimo obiettivo è il Tor des Glaciers”.

PASQUALE GUARDASCIONE


Tags: Tor de Géants Pietro D’Angeli Gruppo Clai Trekking

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