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Vialli: Meno male che non tirai il rigore nella finale Champions del '96

26/11/2018 08:54

Vialli: Meno male che non tirai il rigore nella finale Champions del '96 |  Sport e Vai

Ha rivelato i passaggi del libro che ha pubblicato in cui rivela che sta combattendo contro il cancro ma nell'intervista al Corriere della Sera Gianluca Vialli si è soffermato parecchio anche della sua avventura alla Juventus. Un corteggiamento iniziato presto, quando era alla Samp: «Non ero ancora pronto. Il presidente Mantovani mi spiegò il progetto della Samp. Che poteva aspettarmi. L'ì c'era Mancini. Siamo ancora fratelli. Quando hai la stessa età e hai condiviso per tanti anni il campo di battaglia, puoi stare molto tempo senza sentirti, ma il rapporto rimane per sempre». Oltre ad Agnelli lo cercò il Milan di Berlusconi. «E il Napoli di Maradona. Ogni volta Mantovani mi chiamava in ufficio, e mi spiegava la sua missione: sfidare lo status quo, ribaltare le gerarchie del calcio. Quando uscivo mi pareva di camminare sulle acque. Ero innamorato di lui, della squadra, dell’ambiente». Però finì alla Juve: «Dopo lo scudetto arrivammo in finale di Coppa dei Campioni con il Barcellona. Sapevo già che sarebbe stata l’ultima volta con la Samp. Perdemmo 1 a 0. Per quattro anni ho rigiocato quella partita nei miei incubi». Alla Juve ricordi belli e brutti: «Un onore, e un onere. Senti il peso della maglia, il dovere di riconsegnarla piegandola per bene e riponendola un po’ più in alto di dove l’avevi presa. E poi Torino, che aveva fama di città fredda e grigia, in realtà è meravigliosa».In due anni  lo scudetto e, nel 1996, la Champions. «Finale all’Olimpico di Roma. Segna subito Ravanelli, pareggia Litmanen. Grande partita, finita ai rigori. La chiude Jugovic segnando il quarto. Io dovevo tirare il quinto o il sesto. Fu un sollievo infinito. All’Olimpico avevo sbagliato un rigore al Mondiale del '90 contro gli Stati Uniti, e mi ero rotto un piede tirandone un altro contro la Roma. Quella notte sapevo che era la mia ultima occasione per vincere la Champions. Pensi gli incubi, se no». Con Sacchi in nazionale non legò: «Fu uno scontro di personalità. Ero abituato a dire quel che pensavo: con lui l’equilibrio tra tensione e serenità non c’era. Mi escluse, convinto che i miei dubbi avrebbero creato energie negative nel gruppo; e aveva ragione. Sbagliai io a rifiutare, quando per due volte mi richiamò, prima e dopo il Mondiale del ’94. Feci il permaloso. La maglia azzurra non si rifiuta mai».

 


Tags: juventus sampdoria vialli

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