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Vialli: Io, il tumore e quelle lacrime di cui non mi vergogno

11/10/2020 08:37

Vialli: Io, il tumore e quelle lacrime di cui non mi vergogno |  Sport e Vai

"Credo che quest’anno sia difficile per la Juve. Ma questo al di là del cambiamento di allenatore. È quasi fisiologico, dopo nove anni, che gli altri abbiano trovato le contromisure e che tu possa sentirti un po’ appagato. Anche se il senso di appagamento alla Juve, io ne so qualcosa, non esiste, non è previsto". Gianluca Vialli si confessa alla Gazzetta. L'ex attaccante bianconero racconta i suoi dubbi sulla possibilità dei campioni d'Italia di confermarsi: " Alla Juve devi allenarti come se non avessi mai vinto una partita e devi giocare come se non ne avessi mai persa una. Però le altre adesso credo siano pronte a competere. Non so chi lo vincerà, ma credo che quest’anno le altre, oltre ad essersi rafforzate, forse sentiranno meno di prima che il campionato è scontato lo vinca la Juve. Sarà più aperto".

Vialli sta ancora combattendo la sua battaglia contro il tumore: "Non l’ho mai considerata una battaglia, perché ho sempre pensato che il cancro è meglio tenerselo amico. L’ho sempre considerato un compagno di viaggio che avrei evitato. Adesso cercherò di farlo stancare, in modo che poi mi lasci proseguire. Comunque sì, questo modo di intendere la vita mi è servito molto, perché se fai il calciatore impari la disciplina e quindi accetti certe cose che devono essere fatte durante la malattia, impari a non lamentarti. La vita è per il dieci per cento quello che ti accade e per il novanta quello che tu produci con intelligenza, passione, capacità di reazione".

Poi un salto nel passato: "Sono stato molto fortunato perché ho giocato con Roberto Mancini, Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, Gianfranco Zola. Cioè i quattro migliori numeri 10. Manca Totti, perché è più giovane di me. E io mi sono fatto un mazzo così per loro, che avevano meno attitudine alla corsa rispetto a me. Però mi hanno sempre ripagato con assist incredibili. Con Roberto scherzo sempre: “Ogni tanto tu buttavi la palla avanti, io la prendevo, la mettevo giù, stop impossibile, controllo surreale, ne scartavo due o tre, facevo gol e il giorno dopo leggevo sui giornali 'gol di Vialli, ma grande assist di Mancini'". Il rammarico è sempre lo stesso: "Ho pianto dopo la finale di Champions a Wembley contro il Barcellona, con un goal di Koeman a pochissimo dalla fine. Sapevo che sarebbe stata la mia ultima partita in blucerchiato e quindi c’era, dal punto di vista emozionale, un doppio carico. Anche Roberto era molto deluso e nello spogliatoio, quando tutti se n’erano andati, abbiamo cominciato a piangere. Boskov entrò e ci disse: “Uomini non piangono , quando perdono partita”. Ma io non ci ho mai trovato niente di cui vergognarsi. È giusto e l’ho imparato anche in quest’ultimo periodo. Me lo dice sempre mia moglie: se hai qualcosa dentro, devi farlo venire fuori. Se devi piangere fallo, piangi, emozionati. Sono sempre stato d’accordo con Boskov, ma non in questo caso".
 


Tags: juventus tumore vialli

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