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Varriale e il Processo di Biscardi: Cose discutibili ma che scuola

16/09/2020 08:33

Varriale e il Processo di Biscardi: Cose discutibili ma che scuola |  Sport e Vai

Il 15 settembre del 1980 andava in onda la prima puntata del Processo del Lunedì. Quarant’anni dopo lo ricorda Enrico Varriale al Fatto Quotidiano: "Io sono arrivato un po’ dopo, alla fine degli anni Ottanta. Quella prima puntata me la ricordo da spettatore ed è stata una piccola rivoluzione, ha rotto molti schemi, ha dato un punto di vista meno paludato e più attento a quelle che erano le dinamiche che interessavano lo spettatore. Ci sono state alcune situazioni, come il Calcioscommesse, che la squadra di Biscardi ha seguito con grande attenzione, e soprattutto in maniera diversa dagli schemi generali del periodo, una rivoluzione che ha avuto il culmine nei Mondiali del 1990, che sono stati molto partecipati da parte mia. Lì sono nate alcune innovazioni che poi hanno preso piede qualche anno dopo. Penso alla possibilità di avere subito ai microfoni i protagonisti dei grandi eventi. Era una cosa mai vista. Dopo ogni partita avevo il commissario tecnico della Nazionale, Azeglio Vicini, che si fermava per mezz’ora ai nostri microfoni. Eravamo accampati accanto agli spogliatoi, così mi è capitato di intervistare Schillaci in accappatoio e tutti gli azzurri sfilavano davanti a noi, potevamo sentirli tutti".

"La più grande innovazione del Processo è stata sicuramente il linguaggio. Alcune cose, le polemiche soprattutto, le trovavi anche sui giornali, ma in televisione le potevi vedere con uno stile molto diverso, meno “ufficiale”. ...". Varriale ricorda che lo stesso Biscardi ha cambiato ruolo: "Lui aveva iniziato dal dietro le quinte, i primi collegamenti li fece addirittura dalla regia. Era una cosa innovativa, incredibile per quel tempo. E poi aveva capito che quella di caratterizzare la sua figura sarebbe stata una scelta vincente. Ci ha lavorato sopra e ha trasformato il suo accento in un marchio di fabbrica, pensi al famoso “Denghiu” di quella pubblicità. È diventato unico grazie anche alla sua capacità istrionica.  Certo, poi c’erano anche delle cose discutibili, il fatto di avere accanto una valletta muta non era esattamente il massimo. Non tutti eravamo contenti di quella scelta, l’abbiamo contestata. Eppure per quei tempi era pur sempre qualcosa di innovativo".

Si dice che le famose liti del Processo fossero già studiate: "Forse nella seconda parte della sua esperienza, ma mai quando Biscardi è stato in Rai. Lui chiamava dei professionisti in studio già sapendo il loro pensiero, sapeva che su determinati temi avrebbero preso posizioni forti. Era bravo a mescolarli. E in Rai il livello era altissimo, non poteva certo dettare una linea ad Andreotti o a Carmelo Bene. Lui era bravo scrivere dei copioni che gli altri si ritrovavano poi a recitare".

Il vicedirettore di Raisport ammette che con Biscardi non sempre sono state rose e fiori: "Sì a volte abbiamo litigato, questo è ovvio. Ma Biscardi mi ha dato una grande prova di fiducia. Mi aveva notato su una tv locale a Napoli, poi quando ero in ballo per un’assunzione ma fuori regione, a Trento o ad Aosta, lui mi propose di lavorare in una redazione che poi sarebbe stata implementata con Italia ’90.Lui era molto esigente, pretendeva molto, dopo otto ore di lavoro capitava di dover buttare tutto e ricominciare da capo perché la gerarchia delle notizie era cambiata. Ma lui è stato un capo molto umano, lo devo riconoscere". Eppure Biscardi non ha avuto belle parole per il suo Processo, disse che gli “faceva senso”: "Ci siamo chiariti poco dopo. Diciamo che non è molto professionale chi gli ha fatto quella intervista. Biscardi stava lavorando in alcune realtà minori, magari sperava di tornare in Rai".


Tags: rai il processo di biscardi varriale

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