Ucraina, De Zerbi: Ecco perché non sono scappato

Dall'Ucraina, l'allenatore italiano dello Shakhtar Donetsk, Roberto De Zerbi, racconta ai microfoni di DAZN il dramma dell'attacco russo e, non senza rammarico, i perché della sua scelta di non aver ancora lasciato il Paese:

Sento sempre parlare male dell'Italia, ma io ne parlo bene. Mi ha cercato l'ambasciatore a Kiev, ho ricevuto con piacere la chiamata del presidente Gravina, che ci ha assicurato che si sarà vicino e organizzerà quanto prima il nostro rientro. Ci ha chiamato anche Ulivieri e mi ha fatto molto piacere. Anche Di Maio si è informato. Adesso vedremo che cosa accadrà, ma serve pazienza e dobbiamo restare lucidi e freddi.

Sulla scelta di non abbandonare il Paese, l'ex allenatore del Sassuolo spiega:

Certo, avevamo una percezione chiara di quello che stava accadendo. Il problema è che siamo venuti qui a fare calcio e quando, anche ieri sera, rassicurano che al 70% la gara di sabato si sarebbe giocata, allora decidi se lasciare tutti e pensare a te stesso o rispettare gli impegni presi. In realtà, è arrivata prima la guerra della sospensione del campionato e penso che qualche errore sia stato fatto dalle persone che avrebbero dovuto decidere di interrompere le attività sportive. Ecco, in quel caso, saremmo andati già via.

Poi, in merito a come sta vivendo il dramma la squadra, De Zerbi rivela:

Il mio sentimento è per la mia famiglia, che è più preoccupata di me. Ho scelto che sarei rimasto fino a quando non avrebbero sospeso il campionato e così hanno fatto anche i miei collaboratori. E' un comportamento professionale e che mi rende orgoglioso. Penso anche ai giocatori ucraini, che sono le vere vittime di tutto questo e ai brasiliani di vent'anni, che si trovano praticamente da soli ad affrontare questa situazione. Il club ci sta aiutando, ma è una situazione già troppo grande per gli adulti, figuriamoci per dei ragazzini.