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Tardelli: Vi rivelo cosa c'era dietro il mio urlo Mundial

14/06/2022 09:16

Tardelli: Vi rivelo cosa c'era dietro il mio urlo Mundial |  Sport e Vai

Se c'è un'immagine su tutte che racchiude l'emozione del Mondiale vinto nell'82 dall'Italia in Spagna, a 40 anni dal debutto degli azzurri nella kermesse del trionfo, è sicuramente l'urlo di Tardelli dopo il gol del 2-0 alla Germania nella finale del Bernabeu. Intervistato da La Repubblica l'ex centrocampista rivela

 «Era l’urlo di un traguardo raggiunto con sacrifico, contro tutti. E sì, ho corso come un pazzo. Pensavo ai miei: gliel’ho fatta vedere, mi dicevo, loro che non volevano giocassi a pallone, ecco, vedete, ho vinto, ce l’ho fatta, guardami papà che ti svegliavi alle sei per andare a lavorare, che hai buttato via la mia prima maglia, tanto poco ti importava, e anche tu mamma che mi preferivi sapiente a scuola. Era il mio fantastico riscatto. Guardatemi tutti voi, convinti non avessi il fisico. .Ne sono orgoglioso, non mi ha mai stancato o reso prigioniero. Si è come congelato. Resta la mia pagina più bella, ha cancellato ogni prima e ogni dopo, appartiene ad un’altra epoca, ma è nella mia vita, anche se l’ha fatta sparire»

 «Quel Mundial  ci servì per chiedere alla Juve un adeguamento di stipendio: perché gli stranieri che arrivavano, Platini e Boniek, dovevano prendere più di noi campioni? Poi  da eroi ci saremmo trasformati in delinquenti, anzi in evasori fiscali. Nell’86 ero in vacanza con Zoff a Punta Ala quando mi arriva la convocazione giudiziaria davanti a un magistrato a Milano. Rispondo: tra due giorni finisco le vacanze, potete aspettare? No, deve andare subito è la risposta. Il magistrato mi aspetta con le parole: confessi, Zoff ha già parlato. Ma confessare cosa? Ci ritirarono anche i passaporti, a tutti i 22 giocatori, come se fossimo pronti ad evadere all’estero. Eravamo sotto accusa per il premio ricevuto dallo sponsor nel viaggio di ritorno e rinviati a giudizio anche per non aver denunciato i soldi incassati nella dichiarazione dei redditi presentata nell’83. Fummo prosciolti con formula piena nell’89. Questo non è cambiato: se un manager guadagna milioni è perché li merita, i soldi degli sportivi invece sembrano sempre ingiusti e esagerati».

Dopo 40 anni cosa vorrebbe?

    «Che quel successo servisse non a fare melassa, ma a capire che lo sport con le sue emozioni può raccontare l’identità e le speranze di una nazione.  A Belfast hanno titolato l’aeroporto a George Best, grandissimo, anche senza titolo mondiale. Da noi, per i nostri campioni niente, a Fiumicino nemmeno una foto. Chiedo: perché all’esame di maturità non dare un tema sul significato di quel successo ’82? Sarebbe un modo per far riflettere: lo sport cambia tanti risultati, non solo quello della partita».


Tags: mondiale zoff tardelli

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