06/05/2022 08:01
E' anche un indiretto (ma implicito) attacco al Napoli l'articolo che Marco Tardelli su La Stampa dedica a Carlo Ancelotti. Scrive l'ex centrocampista della Juve
Una strada, quella di Ancelotti, dove c’è il divieto d’accesso all’arroganza e alla presunzione, riconoscendo che è la squadra che fa grande un allenatore e non viceversa. Lui è lì per aiutarli a capire, a crescere, a gestire il gruppo e la società. Insomma un vero Capofamiglia. È stata proprio la nostra arroganza, la nostra presunzione e incompetenza ad allontanarlo dal campionato di casa nostra. Un calcio ormai lontano dalle grandi finali internazionali. Un calcio basato su urla ed accuse, su complotti contro uno o l’altro club. Non si vince perché uno è più bravo, ma solo perché l’arbitro o il Var hanno commesso più o meno errori, favorendo una delle due contendenti. Caro Carlo un grosso in bocca al lupo, e perdonali perchè non sanno
Anche da Sacchi sulla Gazzetta arrivano solo complimenti per Re Carlo
Ancelotti ha vinto come aveva fatto con il Psg e con il Chelsea, cioè in rimonta e sostituendo alcuni campionissimi con giovani talenti che fanno dell’entusiasmo la loro principale dote. Contro il City, nel secondo tempo, fuori tutto il centrocampo: Casemiro, Kroos e Modric. E nei supplementari fuori pure Benzema. In campo Carlo ha messo la freschezza di Rodrygo, di Asensio, di Camavinga. E la partita ha svoltato proprio grazie a Rodrygo che ha realizzato la doppietta decisiva quando sembrava che il City avesse ormai tutt’e due i piedi in finale. Andate a rivedere le azioni dei gol del Madrid: tutte nascono dal pressing, possibile grazie alle energie dei giovani, e dalle veloci ripartenze.