Sconcerti paragona Ibra a Odino

Si sarebbe potuto intitolare Ode a Ibra l'editoriale che Mario Sconcerti ha scritto per il Corriere della Sera. Un vero e proprio peana con accenti epici per raccontare l'immortalità del campione del Milan, che Sconcerti vede in continua evoluzione e che paragona a Odino, un dio dei boschi primitivo e guerriero.

Rispetto a quando arrivò in Italia in Ibra è cambiato il suo gioco ("è diventato sempre più denso, più dentro le cose del campo") e Sconcerti scrive

Marcare Ibrahimovic non è una prova di abilità o di mestiere, è qualcosa che il difensore sa di non avere...Arriva un momento nella partita in cui in area la palla cerca solo lui, continuamente. E lo trova. È una sensazione di inferiorità manifesta che il difensore avverte, conosce, e ne sente il disagio fin dall’inizio. Ronaldo lo puoi rincorrere, qualche volta lo puoi anche raggiungere, è nell’ordine delle cose. Con Ibrahimovic è come giocare a braccio di ferro, non ti salva niente, vince solo il più forte. In questa inevitabilità è come Messi, troppo bravo per perdere il pallone e troppo veloce per essere preso. A modo suo è eterno, oltre il suo tempo e quello delle macchine che verranno. È questa la vera diversità di Ibrahimovic, il lato terreno che lo rende universale.