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Sconcerti: Agli arbitri la Var non piace, porta alla caccia all'untore

29/01/2018 09:31

Sconcerti: Agli arbitri la Var non piace, porta alla caccia all'untore |  Sport e Vai

Dopo una domenica bestiale per gli episodi da Var, con tante polemiche in tanti campi di serie A – dal San Paolo per il rigore dato al Napoli e negato al Bologna a San Siro dove non è stato visto il mani di Cutrone fino a Crotone dove è stato misteriosamente annullato un gol al 90' ai calabresi – Mario Sconcerti dice la sua nell'editoriale sul Corriere della Sera e scrive: “C’è una piccola rivoluzione che riguarda la Var. Gli arbitri non gradiscono. In questi mesi si è parlato troppo di Var e poco di loro. Errore nostro perché le tante Var continuano a essere gli arbitri. Sono loro che guardano e decidono.

Non è vero che è nuova tecnologia, quella è inappellabile, come il gol non gol. La Var è semplice televisione, fotogramma per fotogramma. La Var esprime, non giudica. Continuano a giudicare gli arbitri, solo che lo fanno riguardando come vogliono l’azione. Per molti mesi il gioco ha funzionato. Credo anche che funzionerà in eterno finché non arriverà una nanotecnologia dell’area di rigore. Ma oggi siamo al primo rifiuto spontaneo, al periodo di mezzo, quello che può decidere i ruoli di tutti. E l’arbitro si è accorto di aver perso la sua centralità storica dentro la partita. Questo sta causando un ribellione macchinosa ma evidente. I punti di attrito sono due. Il primo è che la moviola in diretta costringe l’arbitro a confrontarsi con se stesso, quindi con tutta la platea televisiva.

Una caccia all’untore che sfinisce e che prima era cancellata d’autorità, per il solo fatto di esistere. Il secondo punto è ancora più grave perché mette a confronto non le immagini ma l’interpretazione che del gioco danno altri due arbitri chiusi nel sotto-stadio. Cioè uomini contro uomini, niente più macchine, solo pareri, vanità. Chi è il migliore, il più bravo, chi arbitra o chi controlla? Chi farà più carriera? Questo è il punto, chi va avanti?

Gli arbitri non sono un gruppo omogeneo, sono liberi professionisti che detestano avere colleghi davanti. Non sono amici di categoria, fondamentalmente si augurano l’errore dell’altro. Gli arbitri sono atleti solitari, combattenti isolati, ognuno per sé . Hanno anche loro «un’aria che tira», si dicono fra loro chi sono i giocatori che rompono le scatole, gli allenatori contestatori , e ne tengono conto. Perché nella loro solitudine mirano a punire il rivoltoso, a dimostrare che ne sono capaci.

La Var è adesso una menomazione chiara, la spartizione del loro potere con altri dello stesso mestiere che cercano di trovare il loro errore. Doppia malattia, insopportabile. È da questo che nasce la rivolta, quella che porta l’arbitro a contestare sinistramente la Var. Non c’entra la tecnologia, che nemmeno esiste. Conta l’uomo, il cattivo umanesimo di essere arbitri. Non è tempo ancora di giustizia, quella arriverà con l’abitudine. Ora è tempo di difendersi”.


 


Tags: napoli sconcerti Cutrone

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