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Sacchi: Maradona mi voleva al Napoli e dissi di no

16/08/2020 08:22

Sacchi: Maradona mi voleva al Napoli e dissi di no |  Sport e Vai

«Avevo intuito l'epilogo per Pirlo il giorno della presentazione con l'under 23, ma pensavo a una successione nei prossimi 1-2 anni. Ho piacere per lui. Sa benissimo di assumersi un rischio ma chi rischia lavora per il futuro. È partito con le idee giuste: ha capito che molti hanno dato tutto. Vincere usura la testa prima dei muscoli. La Juve ha sempre scelto allenatori bravissimi. Prendiamo gli ultimi due, Allegri e Sarri, due tecnici con idee calcistiche diverse e che hanno avuto a disposizione gli stessi giocatori: non andavano bene. Ho fatto il tifo per Sarri e per la Juve, lo sanno tutti. Ma se Riccardo Muti dovesse lavorare con musicisti di jazz, rock o addirittura di liscio, cosa potrebbe realizzare? Sarri è arrivato alla Juve nel momento sbagliato. Non doveva accettare: io glielo dissi subito. C'è un motto nel calcio che fa più o meno così: squadra che vince non si cambia. Errore: squadra che vince si cambia proprio per alimentare motivazioni fortissime». Intervistato da Il Giornale Arrigo Sacchi parte dalla Juve del domani per esprimere la sua delusione per la deriva attuale - specie in campo internazionale - del calcio italiano: «Rifuggo dal catastrofismo perché ad esempio Atalanta e Sassuolo sono eccezioni virtuose. Perché il Napoli di Gattuso, se avesse tenuto il campo come nei primi 10 minuti contro il Barcellona, avrebbe messo in difficoltà anche Messi. E glielo dirò a Rino. Per far questo ci sarà bisogno di un gran lavoro mentale e poi tecnico e tattico. Racconto sul punto un aneddoto.Ai primi tempi del Milan, parlavo con Tassotti e gli spiegavo come bisognasse integrare la fatica degli allenamenti col riposo e con l'alimentazione giusta. Lui mi rispose: la sera sono così stanco che dopo il primo piatto mi addormento». I fuoriclasse da soli non bastano, è sempre stato il mantra di Sacchi: «Maradona mi chiamò e mi chiese di andare ad allenare il Napoli. Mister, con me parte dall'1 a 0, aggiunse. Gli risposi: e se sei infortunato? Non accettai. Il gioco non scade mai di forma né subisce infortuni. Lo scudetto del Milan arrivò con Van Basten che giocò le ultime 3 partite. E nella seconda coppa dei Campioni alzata a Vienna, Gullit giocò solo la finale, e male per giunta. Ecco perché io credo che il calcio debba avere tre pilastri su cui costruire il resto: 1) spirito di squadra, 2) fortissime motivazioni; 3) un gioco che ti guidi. Con questi valori i giocatori diventano importanti».


Tags: maradona sacchi sarri

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