Roma, Mourinho: Ero tranquillo, ma una squadra non basta

La Roma vince 4-0 a Salerno contro l'undici di casa e, intervistato da DAZN, José Mourinho rivela sicurezza: 

Questa sera era impossibile non vincere. Ero molto tranquillo, perché la squadra stava giocando troppo bene per avere dubbi. Contro la Fiorentina, sì, lì ero preoccupato per quello che abbiamo fatto in superiorità numerica, ma oggi no. I ragazzi hanno pressato e giocato alto. Non abbiamo concesso nulla e siamo sempre stati in controllo, girando bene la palla e facendo in modo che si stancassero. Inoltre, siamo stati bravi ad attaccare la profondità e a trovare le giuste dinamiche che abbiamo provato in allenamento.

Sul ritorno in Italia, Mou spiega:

Quanto sono arrivato a Roma l'ho fatto con molta felicità... ero contento di tornare in Italia e di farlo arrivando in una squadra con tifosi veri, che sentono la passione. Avevo bisogno di tornare e riassaporare queste sensazioni. Se sono tranquillo, questo non posso dirlo, ma credo che la parola giusta sia "tempo", perché il tempo porta tranquillità. Ma non ne voglio troppo, così non voglio troppa tranquillità; sarebbe contro la mia natura. Occorre accelerare il processo di crescere per non arrivare settimi/ottavi.

Poi sul gruppo:

Stiamo costruendo un bel gruppo, ma mi piacerebbe aver più esperienza in panchina, perchè servirà avere una rosa più completa e non solo la squadra che va in campo. Ci sono rose più ricche della nostra, ma mi fa piacere lavorare con i ragazzi. Giocheremo per vincere anche contro le squadre più forti di noi. Poi, magari perdiamo o magari ne vinciamo alcune, ma io non punto a trasformare la mentalità di questa Roma. 

Infine, sul ruolo dell'allenatore, Mourinho spiega:

I giocatori sono più importanti del mister. Senza loro è difficile vincere... io sono contento di lavorre e trovare una nuova generazione di allenatori. Spalletti è tornato, Allegri è tornato, Sarri è tornato. Io aspetto anche Ranieri e Conte, ma è bello vedere anche giovani con idee diverse e propositive. Detto ciò, non cambio idea: i calciatori sono più importanti.