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Pizzul rivela per chi tifa e che pensa dei telecronisti di oggi

11/10/2021 08:54

Pizzul rivela per chi tifa e che pensa dei telecronisti di oggi |  Sport e Vai

E' ancora tra i telecronisti più amati dagli italiani nonostante stia in pensione da anni. Bruno Pizzul ha raccontato il calcio per decenni alla Rai e intervistato da La Verità spiega le differenze tra i commentatori di oggi e di ieri

«Risentono dei grandi cambiamenti intervenuti nel linguaggio per immagini. Un tempo le riprese venivano fatte con due telecamere dall’alto. Si seguiva lo sviluppo della coralità della manovra. Oggi i registi hanno a disposizione un numero molto maggiore di telecamere.  Le immagini sono molto frammentate e, necessariamente, la cronaca deve rispettare questo ritmo incalzante. Qualche volta si ha la sensazione che il commento, con questa ridondanza di immagini e parole, diventi più importante di ciò che racconta. La cornice è preminente rispetto al quadro. E l’alluvione di parole può sembrare eccessiva. Li ammiro tutti. Sono preparatissimi, quasi in maniera imbarazzante. Io sono sempre stato afflitto da tratti di pigrizia notevoli e da una certa presunzione, per cui non è che mi preparassi tanto. Questi qua sanno tutto. C’è il rischio che si finisca a parlare, anziché di Rivera, della zia di Rivera».

Per Pizzul era meglio il calcio dei suoi tempi

    «Nel calcio moderno, anche per la crescente incidenza del dio denaro, si è venuta perdendo molta della patina di romanticismo che accompagnava quello di un tempo, con i giocatori bandiera e l’attaccamento alla maglia. Certi calciatori sono diventati agenzie d’affari».

Dopo un pronostico sul campionato («Il Napoli sta facendo benissimo, anche se vive molto sulle individualità, peraltro di altissimo livello. Luciano Spalletti è un comunicatore del tutto particolare e il momento è di grande fulgore. Con l’Inter, il Napoli è, allo stato attuale, la squadra che gode di maggior credito») Pizzul rivela di tifare per il Torino e spiega perché:

    «Sì. Da queste parti, era facile ammirare il Grande Toro. Ma io e i miei coetanei diventammo tifosi del Torino per un altro motivo. Nell’immediato dopoguerra, qui la situazione era durissima: non si sapeva se saremmo rimasti con l’Italia o se saremmo finiti con la Jugoslavia. Non avevamo nulla. Miracolosamente, però, il prete del paese riuscì a trovare un pallone, che usava per chiamarci a raccolta in parrocchia. Solo che ne lasciava la gestione a noi ragazzi. Quelli più grandi di noi se ne impadronivano, non ce lo facevano mai toccare. Erano tutti tifosi della Juventus. Per reazione, ci mettemmo a tifare Torino…».


Tags: torino telecronista Pizzul

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