Petkovic: Non ho firmato per la Svizzera ma mi metto in discussione

Un po’ più lontano dalla Lazio e forse, anche se lui non lo ammetterà mai, un po’ più vicino alla nazionale svizzera. Petkovic incassa un’altra sconfitta sulla panchina dei biancocelesti e dopo il ko di Torino l’aria si fa davvero irrespirabile. Lo sa lo stesso allenatore che ammette: “Non è situazione facile, è mancato l' ultimo tocco, ma anche stasera meritavamo di più Volevamo ma non potevamo.E' normale che mi senta in bilico. Quando la matematica non corrisponde ogni allenatore deve mettersi in discussione, ma allo stesso momento bisogna continuarea a lavorare. Dobbiamo dare di più per far girare i risultati, sono sicuro che entro due partite possiamo sbloccarci”. La domanda sulle voci che lo vorrebbero prossimo a dire sì alla Svizzera arriva inevitabilmente: “Sento troppe voci e speculazioni, la verità è che non ho mai dato le dimissioni, non è arrivato nessun altro allenatore e io non ho firmato per la Svizzera. Con Lotito il rapporto non è cambiato ma non credo che la squadra sia stata condizionata da queste voci. Anche guardando la partita meritavamo di più, ma abbiamo pagato una indecisione e dopo siamo stati troppo poco concreti per sfruttare le occasioni. Non posso rimproverare la squadra per l’impegno, mancava solo sull’ultimo tiro. Prendiamo gol alla prima occasione avversaria. E' un momento storto che si può superare lavorando sodo”. Sulle motivazioni per cui la Lazio non riesca ad esprimersi al meglio, il tecnico non ha dubbi: “Manca la convinzione che arriva con i risultati. Certi tiri lo scorso anno entravano, non possiamo buttare tutto via. I risultati sono negativi, ma dobbiamo continuare a lavorare, credere di più ed essere più produttivi”. Nessun dubbio quando gli viene chiesto esplicitamente se la squadra è ancora con lui: "Penso proprio di sì, ho visto una squadra viva, che ha voglia. Purtroppo ci manca questa convinzione per cambiare il risultato. La sostituzione di Hernanes? Non dovuta ai valori espressi sul campo, Ederson poteva garantire più spinta e presenza negli ultimi sedici metri. In Europa giochiamo più liberi. In Italia, come abbiamo visto oggi, il Torino ha difeso benissimo con tutta la squadra per 90 minuti, mentre in Europa si gioca un po’ più aperti e ci sono più possibilità per giocare a calcio".

Stefano Grandi