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Milan, la solitudine dei numeri Dieci

05/09/2013 16:10

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In principio fu Gianni Rivera. Poi seguirono Gullit, Savicevic, Boban, Rui Costa, Seeedorf. La tradizione dei numeri dieci rossonera è fatta di nomi leggendari. Eppure, in questa stagione, quella maglia tradizionalmente vestita dal giocatore di maggior classe e talento della squadra, non verrà assegnata. Partito Boateng (che pure non poteva certo iscriversi a quella tipologia di fantasisti, e non a caso più di un tifoso aveva storto il naso a vedere il ghanese ascritto a quel prestigioso club), la casacca numero dieci è rimasta libera, e senza un padrone. Una rarità, nella storia del Milan. E un segno dei magri tempi che il club rossonero sta affrontando.

Perché un Milan senza numero dieci non è vero Milan. L’unico club di Serie A che, per tradizione, ha realmente incarnato quella filosofia, basata sul Bel Gioco, tanto cara al Presidente Berlusconi. La squadra che da sempre ha annoverato tra le sue fila talenti straordinari, divinità dal pallone. Ma i tempi in cui il Milan dominava nel mondo sono ormai lontanissimi. I campioni, che a inizio anni novanta affollavano la rosa rossonera, al punto che un Pallone D’Oro come Papin se ne stava in panchina ad aspettare il proprio turno, si sono fatti progressivamente sempre più rari in quel di Milanello. La società si è fatta più interessata al bilancio piuttosto che alle vittorie, diventando negli anni banale comprimaria in quell’Europa di cui era stata dominatrice incontrastata.

E oggi, il Milan arriva addirittura a non avere neppure un numero dieci. Meglio nessuno, che un interprete non all’altezza, sia chiaro. Ma il fatto che i rossoneri siano una squadra ormai del tutto priva di talento, è sotto gli occhi di tutto. E a poco serve il ritorno di Kakà, meraviglioso protagonista dell’epopea ancelottiana, interprete moderno di quel ruolo, il trequartista, che non solo nel termine differisce da quello di fantasista. Da quello del numero dieci. Che fa dell’inventiva e dell’istinto geniale la sua essenza. Mentre Kakà è, o meglio era, un mix irripetibile di tecnica in potenza e in velocità, che perso il suo strapotere fisico, ha visto dimezzare anche il suo rendimento.

Non può essere Kakà quel numero dieci, e non lo sarà. Forse lo indosserà Honda, che gli spifferi voglio in arrivo nella sessione invernale di calciomercato, e per il quale sarebbe appunto pronta quella dieci senza padrone. Dove non può la classe, evidentemente, arriva il marketing. Da Gianni Rivera a Keisuke Honda, la triste decadenza dei numeri dieci.

Andrea Carobbio


Tags: honda milan serie a kakà berlusconi

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