Mazzarri rivela il grande rimpianto all'Inter

E' fermo da tempo, dopo l'esonero col Torino Walter Mazzarri non ha più allenato e da un anno e mezzo studia nella sua villa di San Vincenzo, ma è pronto a tornare. E' uno dei pochi grandi toscan a non essere rientrato nel giro. Il tecnico livornese si confessa al Corriere della sera e dice

«Sono carico come e più di prima. Non è mica una questione geografica… I tre colleghi sono bravi, meritavano di rientrare. Mi fa molto piacere. Quanto a me, finora è stata una scelta. Ho rifiutato diverse proposte perché dopo 20 anni di carriera posso anche permettermi di selezionare soltanto progetti che realmente mi convincono. Diciamo pure che, complice il Covid, ho deciso di fermarmi, riflettere. E nel frattempo studiare il calcio che si evolve. Chi crede nel mio lavoro deve confrontarsi con le mie idee, posso essere un valore aggiunto».

Mazzarri però fa anche altro

«Faccio il manager. Ho messo su ville di lusso che affitto ad un target alto. Ho voluto misurarmi con l’economia, sfruttando gli insegnamenti di imprenditori importanti che ho avuto come presidenti: Cairo e De Laurentiis, in particolare. Ho già ospitato vip, personaggi dello spettacolo. Tutti entusiasti».

Il tecnico elenca i risultati ottenuti in carriera
 

«Basta andare a scorrere gli almanacchi: Reggina salvezza storica, Livorno ritorno in A dopo 55 anni, Sampdoria rinata, Napoli preso al sest’ultimo posto e portato in Champions. Quinto con l’Inter in un momento storico difficile per il club e a Torino il record dei 63 punti. Le sembra poco? Poi, certo, c’è chi dice: ma cosa ha vinto? Molte volte in questo ambiente, sbagliando, si parla di vincenti e non vincenti. Il lavoro dell’allenatore va valutato in base alle forze che ha. Chi consegue risultati superiori alle aspettative vince uguale. Un rimpianto? Con il senno di poi, di essere arrivato all’Inter nel posto giusto ma nel momento sbagliato... il primo anno a Torino con i 63 punti è indimenticabile. Poi decisi di dimettermi l’anno dopo ma per questioni che con il calcio e il club non c’entrano. E di cui non parlo».