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Marini: Fui io a chiamare Bergomi lo zio e che ricordi col Brasile

19/06/2022 08:16

Marini: Fui io a chiamare Bergomi lo zio e che ricordi col Brasile |  Sport e Vai

Adesso fa il broker, si occupa di finanza come prima si occupava di marcare le stelle delle squadre avversari. Anche per Giampiero Marini, ex mediano dell'Inter, è tempo di celebrazioni per il quarantennale del Mondiale di Spagna. Per lui due partite da titolare, tre da subentrante e un piccolo rimpianto, non giocò la finale («Deluso? Non più di tanto, ero soddisfatto delle mie partite. Ma ci fu un episodio che spiega Bearzot. A pochi minuti dal termine disse: Barone scaldati. Causio aveva giocato poco, ma era un modo per gratificarlo. Chapeau! E richiamò Altobelli, che era subentrato ed aveva segnato. Eppure Spillo uscì come niente fosse. Questo era il nostro spirito»). A Il Giornale Marini ricorda che fu lui a battezzare Bergomi "lo zio"

 

«Si, gli diedi il soprannome il giorno che entrò nello spogliatoio portato da Bersellini. Aveva 17 anni e due baffoni enormi. Allora esclamai spontaneo: Fischia! Sembri mio zio. Al mondiale cercavo di dargli carica, ma lui era già maturo rispetto ai suoi 18 anni. Aveva fatto scuola con noi all'Inter. Mai esaltato: basta guardarlo negli occhi. Ancora oggi. Quando gli toccò l'esordio contro il Brasile, provai a dargli forza e gli dissi: Zio guarda che tu sei come loro, sei bravo come loro. Lui si girò e cominciò a sorridere».

Poi i ricordi Mondiali, partendo dal Brasile

«Nello spogliatoio ci siamo detti: vinciamo! Del resto non potevamo far altro. Contro l'Argentina vincemmo senza sprecare troppe energie. Il Brasile era il più forte di tutti: peccò di superficialità. Ma anche loro sapevano che eravamo forti. Zico, recentemente, ha detto che se avessimo giocato un altro mondiale avremmo vinto ancora noi. Dopo il Brasile ci fu la Polonia: andammo sereni. Paolo Rossi? Avevamo già capito. Prima del Brasile, il ct programmò due allenamenti e una partitella 11 contro 11: Paolino cominciò a fare i numeri. Si vedeva che si era liberato fisicamente e mentalmente. Era arrivato imballato: ad ogni fine allenamento lo vedevi affaticato. Ma tutta la squadra era ancora imballata a Vigo».


Tags: mondiali bergomi marini

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