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Juventus col braccino, già finito l’effetto-Allegri?

07/01/2015 16:08

Juventus col braccino, già finito l’effetto-Allegri? |  Sport e Vai

Se tre indizi fanno una prova i tre pareggi della Juventus nelle ultime 4 gare (con Fiorentina, Sampdoria e Inter) più il ko ai rigori in Supercoppa col Napoli provano che i bianconeri stanno attraversando un momento di semi-crisi. Può sembrare un paradosso per la squadra prima in classifica ma è l’analisi delle gare che induce a una riflessione. Fino a poco più di un mese fa la squadra sembrava aver trovato una quadratura definita, la qualificazione agli ottavi di Champions, ottenuta anche con il cambio di modulo e l’abiura della difesa a tre di “contiana” memoria, e la marcia secca in campionato parevano aver sdoganato definitivamente Allegri. Allontanata l’ombra ingombrante del predecessore, divenuto quasi un nemico ora che lavora da ct e chiede i giocatori per gli stage, il tecnico bianconero aveva messo il suo marchio su questa Juve. Meno aggressiva ma più ragionatrice, più tecnica, con la valorizzazione del centrocampo basato sui fab-four Pirlo, Vidal, Pogba e Marchisio senza che nessuno dovesse essere più sacrificato sull’altare del vecchio modulo. Meno spinta sulle fasce, più verticalizzazioni ma cambiando l’ordine degli addendi non solo il risultato non mutava in campionato bensì migliorava in Europa. La fine del 2014 e la prima gara del nuovo anno hanno però restituito una Juve diversa, incapace di chiudere le partite, facile a farsi rimontare (è successo con Sampdoria, Napoli e Inter). Una Juve col braccino che non sa più chiudere le partite, come hanno ammesso tutti ieri, da Buffon ad Allegri.

L'ALLARME DI BUFFON - Per la prima volta dalle parole del portiere si è evinto anche uno sforzo della squadra ad adeguarsi ai nuovi dettami dell’allenatore. Non un’accusa, sia chiaro, ma una constatazione: “Dopo tre anni in cui eravamo abituati a giocare in un certo modo ci vuole un po’ di tempo per cambiare ma non voglio alibi. Alle prime difficoltà perdiamo le sicurezze. Stiamo cambiando una filosofia di gioco che in questi anni ha fruttato grandi risultati. Dopo 16 partite di altissimo livello può capitare una serie di 4-5 partite senza vittorie, ma ciò che conta è non distrarsi col risultato. In queste gare, per almeno un'ora abbiamo sempre dato dimostrazione di forza; non siamo riusciti a chiudere le partite, Il problema non è di intensità, ma della filosofia diversa, che però non è un problema. Privilegiamo il possesso palla, le palle filtranti tra le linee. Se non chiudi sembri più lento".

LA SVOLTA DI NAPOLI - Una Juve che dunque non sa ancora mettere in pratica la teoria degli allenamenti di Allegri o almeno non ora. In attesa di aiuti dal mercato (con Sneijder che accentuerebbe la nuova versione portata al palleggio e alla verticalizzazione) si richiede una risposta immediata già domenica a Napoli. Con la Roma impegnata nel derby con la Lazio e a un sol punto, i bianconeri andranno al San Paolo sapendo già il risultato dei rivali e potrebbero avvertire la pressione. Proprio a Fuorigrotta quattro anni fa nacque la Juve di Conte che per la prima volta giocò con il 3-5-2 strappando un pari per 3-3 contro gli azzurri all’epoca allenati da Mazzarri e mettendo le basi per quella che sarebbe diventata una cavalcata vincente lunga tre anni. Ora Napoli è di nuovo crocevia dei destini bianconeri, Allegri riflette e pensa a qualche cambio. Sperando di cambiare il proverbio: vedi Napoli e poi risorgi.

Stefano Grandi


Tags: juventus inter napoli sneijder allegri pogba

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