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Jorginho, bordate a Mandorlini e carezze a Sarri

10/06/2021 10:22

Jorginho, bordate a Mandorlini e carezze a Sarri |  Sport e Vai

Oggi è titolare inamovibile sia al Chelsea, dove si è laureato campione d'Europa, sia nell'Italia di Mancini, dove spera di bissare a livello di nazionale, ma per Jorginho la carriera non è stata tutta rosa e fiori. Prima del boom col Napoli tanti bocconi amari che il play italo-brasiliano ricorda parlando a Telegraph

Non giocavo molto all’Hellas nel 2010 e ho finito per andare in prestito alla Sambonifacese, in Lega Pro. Mi sono divertito molto lì, ma poi, quando sono tornato a Verona, erano stati promossi in serie B e Mandorlini, l’allenatore, non mi voleva. È stato il direttore sportivo Gibellini a insistere perché mi desse una possibilità: se non li avessi convinti dopo sei mesi sarei andato via. Mandorlini mi ha fatto giocare in tutti i ruoli in precampionato: terzino destro, centrale, ovunque. Speravo di fare qualche minuto, ma poi è iniziata la stagione e non andavo in panchina. Sono stato lasciato in tribuna ogni partita. Pensavo tra me e me: “Questo allenatore sta scherzando con me”. E così, dal nulla, mi ha fatto partire in una posizione nella quale non mi ero mai allenato, da numero 10, contro il Torino. Abbiamo perso in casa 3-1 e ho ricevuto ogni tipo di critica. La gente diceva “è troppo magro” e “non è pronto”. Non ho più giocato per un mese, allora ho chiamato il mio agente Joao Santos e gli ho detto: ‘Parto a gennaio!’. Avevo ricevuto anche una telefonata dall’allenatore con cui lavoravo alla Sambonifacese, Claudio Valigi. Aveva firmato per il Mantova in Lega Pro. E mi voleva con lui. Gli ho risposto che ci avrei pensato, ma appena ho riattaccato ho chiamato Joao: ‘Senti, vado a Mantova’, mi disse di calmarmi

“E poi, due o tre settimane dopo, in una partita contro il Bari, un nostro giocatore si fa male nel primo tempo. Mandorlini mi guarda in panchina, sembrava disperato: ‘Mio Dio, che faccio?’. Alla fine mette dentro e vinciamo 1-0 in trasferta. La settimana dopo ho iniziato titolare contro l’Empoli, ho segnato un gol e fatto un assist. Migliore in campo. Tutto è cambiato dopo. Per me è stata la svolta”.

Anche a Londra però non tutti erano entusiasti di lui, che veniva considerato inzialmente il pupillo di Sarri che non sfondava con il suo sterile possesso palla


“Ho lavorato con Sarri al Chelsea e al Napoli e ho un grande affetto per lui. Non ho bisogno di seppellire questa storia. È chi l’ha creata che deve farlo. Il fulcro del mio lavoro quotidiano non è questo. Alla fine, devi fidarti di te stesso e avere chiaro dove vuoi arrivare. Ho Non ho mai dubitato di me stesso, perché sapevo quanto lavoravo duramente. Corro circa 12 chilometri a partita e non ho iniziato a farlo ora”.


Tags: mandorlini Jorginho sarri

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