17/01/2022 10:46
Doveva fare il meccanico da piccolo ma una volta iniziato a giocare a pallone Luciano Favero ha scalato tutte le categorie: l'exploit all'Avellino gli è valso la Juventus con cui ha vinto tutto, anche la coppa Campioni ma l'ex terzino - in un'intervista al Gazzettino - non vuol ricordare la notte dell'Heysel
“Per me è stata terribile. Noi quando siamo scesi in campo con un’ora di ritardo non sapevamo che c’erano morti, ci avevano detto che era caduto un muro, che la folla si agitava, che era meglio incominciare a giocare per calmare gli animi. E forse è stato un bene continuare. Quella Coppa dei campioni per noi è come se non ci fosse. Ogni volta che devo parlarne sento un dolore profondo. Troppa follia“.
Favero poi ricorda
“Con la Juve ho giocato più di 200 partite e per tre anni di fila non ho saltato una gara. Ho vinto tutto, ho pure fatto due gol che per me erano una rarità: uno a Udine nel 1985, l’altro a Torino contro il Pescara nel 1987. Quando abbiamo vinto l’intercontinentale a Tokyo contro l’Argentinos Junior, ai rigori dopo i tempi regolamentari finiti 2-2, per me è stata una soddisfazione enorme, ero arrivato fin lì ed era qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Il figlio di contadini che vinceva il titolo mondiale per club. Sono arrivato alla Juve nel 1984, Boniperti e Trapattoni cercavano un sostituto di Gentile andato alla Fiorentina e già questo bastava per bloccarmi. I primi mesi sono stati duri, ma ancora una volta la mia carriera si è incrociata col Napoli e il Trap mi mette in marcatura proprio su Maradona!”.
“È stata la mia partita più bella. Maradona era uno che se gli arrivava la palla non c’era più nulla da fare, Trapattoni aveva spiegato bene che bisognava non far arrivare la palla a Diego. Forse si ricordava della volta che lui aveva fermato Pelé. Poteva capitare a volte di riuscire a fermare Maradona e mi è riuscito”.