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Conduttore tv tifoso Inter e Udinese aggredito da ultrà Hellas

29/08/2021 14:25

Conduttore tv tifoso Inter e Udinese aggredito da ultrà Hellas |  Sport e Vai

Episodio vergognoso di violenza al Bentegodi dopo Verona-Inter. Il giornalista e conduttore televisivo Fabrizio Nonis (volto tv prima di Mediaset, poi in Rai, con 'Linea Verde' e 'La prova del cuoco', ora si Gambero Rosso) sol perchè tifava per i nerazzurri e simpatizzava per l'Udinese è stato picchiato assieme al figlio di 22 anni da ultrà dell’Hellas.

Nonis, che ha riportato la perforazione del timpano destro, al Corriere Veneto ha ricostruito così l’aggressione: "Sono stati dieci, quindici minuti di una violenza inaudita. Io tifo Inter e seguo con molta simpatia l’Udinese, grazie alla mia attività professionale ho avuto modo di conoscere e frequentare molti giocatori come Ranocchia e Lasagna. Li avevo sentiti in settimana ed eravamo riusciti a recuperare due biglietti. Appena usciti, abbiamo visto che c’era all’angolo un bar dove ci saranno state centinaia di persone, tutte ammassate e senza mascherina che discutevano della partita e bevevano. Ho immaginato che fosse un luogo di ritrovo degli ultrà dell’Hellas e ho preferito dire a mio figlio Simone di fare un giro più largo. Eravamo a meno di 300 metri dall’auto, quando ho visto che un gruppetto di sei, sette persone, si è staccato dal pubblico del bar e ha cominciato a seguirci. A un certo punto hanno cominciato a urlare...Un uomo fra i 45 e i 50 anni, con il cappellino dell’Hellas in testa mi ha chiesto 'Che c.. ci fate qua?'. A quel punto ho pensato che forse sarebbe stato meglio rispondere in dialetto, così da far capire che eravamo veneti anche noi e ho risposto che eravamo venuti a vedere la partita. 'Che squadra tifate?' mi ha detto l’energumeno. Ho detto che non tifavo per nessuna squadra, ma lui mi ha incalzato e allora ho detto che avevo simpatie per l’Udinese. Non ho fatto in tempo a pronunciare il nome della squadra friulana che mi sono trovato a terra. Quell’uomo mi aveva colpito con un pugno in pieno volto che mi ha fatto perdere l’equilibrio".

 

"'Che cosa fate?', ha urlato mio figlio. E via una sberla anche a lui, finito a terra come me. Gli altri, tutti con t-shirt o polo o cappellini dell’Hellas si erano messi a cerchio per bloccare le vie di fuga. Noi, cadendo, eravamo in mezzo a due auto parcheggiate. E lì hanno cominciato uno dopo l’altro a darci calci. Ai fianchi, alle gambe, al volto. Non so come, ma a un certo punto siamo riusciti ad alzarci e infilandoci tra le auto, abbiamo attraversato la strada. E quasi sono stato investito da un’auto di passaggio. Abbiamo raggiunto la nostra automobile e lì è arrivata la seconda dose. Pugni e calci, sberle a mio figlio, a cui hanno schiacciato il volto contro il cofano. Sono stati dieci, quindici minuti di terrore. Poi non ho capito che cosa è successo, un anziano è sceso dal suo appartamento o forse era di passaggio e ha chiesto che cosa stesse accadendo, loro si sono fermati e allontanati. Il tempo di entrare in auto, bloccare le chiusure e partire. Abbiamo fatto qualche centinaio di metri, poi ci siamo fermati e ho chiamato il 118. In ospedale siamo stati dimessi alle 3 e il giorno dopo ho sporto denuncia contro il 'branco'. Volevano picchiare per fare male, hanno lasciato stare chi si allontanava dallo stadio in gruppo e hanno beccato due persone non con corporatura robusta che passavano per strada. La nostra fortuna è stata quella di non reagire. E praticamente nessuno è intervenuto in nostro soccorso. Al Bentegodi non torneremo mai più".


Tags: inter violenza tifosi

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