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Calcio, Napoli: L’ultima crociata di De Laurentiis tra i club d’Europa

09/09/2013 11:05

Calcio, Napoli: L’ultima crociata di De Laurentiis tra i club d’Europa |  Sport e Vai

Pioniere o visionario, antesignano di nuovi criteri o scheggia impazzita in un mondo che non lo capisce, Don Chisciotte contro i mulini a vento o innovatore rivoluzionario. Si muove attorno a questo eterno bipolarismo il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Non basterebbe il celebre motto “una ne pensa e cento ne fa”, perché lui ne pensa cento.  Fa recitare i suoi calciatori nei film, vuole 100 milioni di danni per le cure prestate male ad Higuain, cambierebbe del tutto la maniera di commercializzare i diritti-tv, s'è inventato la pay per view delle amichevoli estive e cento altre cose ancora.  E spesso anche chi nel mondo del pallone ci vive da molti più anni di lui è costretto a dargli ragione, magari fuori tempo massimo. Vuol cambiare il calcio, il patron azzurro, ma nei palazzi non sul campo. Una miniera di idee e di spunti che ora proverà ad esporre all’Eca, l’associazione dei club europei presieduta da Rummenigge, dove si incontrerà con le società più importanti per discutere del futuro del pallone. Che a suo modo di vedere deve entrare in una nuova era, moderna e responsabile. L’ultima crociata di De Laurentiis è sulle regole condivise, quelle che al momento non impediscono a paperoni arabi di farsi beffe del fair-play finanziario e drogare il mercato con ingaggi astronomici. Lui, che dei conti in regola e del bilancio cristallino ha fatto una legge di vita, non ci sta a vedere Psg, City, Chelsea e chi più ne ha più ne metta stravolgere ogni tetto logico di spesa sotto gli occhi di Platini.

LA RIUNIONE ALL’ECA. Vorrebbe avere voce in capitolo per suggerire indicazioni e percorsi da seguire: «Bisognerebbe delegare ai pochi al di sopra di ogni sospetto che si comportano da industriali del calcio. Demandiamo al Bayern, al Borussia, al Napoli, alla Juventus, ad alcuni club che hanno abbracciato la filosofia del signor Platini del fair play finanziario, quella per cui devi avere i conti a posto per accedere a tornei che creano fatturato. Invece gli oligarchi russi e gli arabi si sono inventati modalità apparentemente corrette, in realtà scorrettissime, per finanziare a dismisura i propri club. Il Chelsea, il Manchester City e il Paris Saint Germain per loro sono dei giocattolini». Si sente un illuminato, De Laurentiis, e non lo manda a dire: «All’origine delle associazioni di categoria, di tutti i settori, c’è un grossolano misunderstanding: sembrano nate per tutelare con intelligenza il lavoro degli associati, in realtà servono solo per dare immagine, potere politico e ufficialità alle dichiarazioni di chi li rappresenta. Da 45 anni lo vedo nell’Anica, l’organismo che riunisce i produttori, dove si fanno ancora discorsi preistorici, l’ho visto nel calcio per quanto riguarda la Lega. E ho potuto appurarlo anche nell’Eca: perché invece di lasciare spazio a quei pochi illuminati che hanno la capacità di vedere i problemi al cento per cento e di creare modelli di gestione per tutti, si ricerca il potere della rappresentatività, mantenendo in piedi un carrozzone. Come si dice: più siamo, più si fa ammuina. Se il calcio è un’industria, allora bisogna considerarlo come tale. In Italia almeno il sessanta per cento di noi lo pensa, in alcuni paesi europei no. E quindi nelle riunioni difficilmente si approda a cambiamenti capaci di stravolgere il passato in modo positivo. Si cerca di mantere lo status quo. Ci riuniamo per discutere del nulla. Il che mi diverte pure, voglio vedere fino a che punto arrivano».

LE CONQUISTE. Lui vuole arrivare lontano, questo è sicuro. Qualche successo lo ha già incassato in casa sua, ottenendo in serie A e non solo conquiste significative. Se sui diritti di immagine da avocare al club per ogni tesserato finora sta conducendo una battaglia vincente (sia pur tra tante critiche) ma solitaria, su tanti aspetti ha già vinto molte guerre. La panchina lunga, per evitare di mandare giocatori in tribuna, è stata una sua idea. Il rimborso aumentato per chi dà i suoi atleti alle varie nazionali, anche. Il secondo sponsor sulle maglie, pure. E venerdì nell’assemblea di Lega si parlerà anche della sua ultima proposta: allargare lo spazio commerciale sulle divise inserendo un terzo marchio, magari sui pantaloncini. Perché De Laurentiis le sue crociate le combatte senza soste. Da Don Chisciotte o da genio rivoluzionario, non fa differenza.

 


Tags: serie a napoli de laurentiis diritti tv rummenigge Eca Calcio

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