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Cabrini racconta: Agnelli, le caramelle di Paolo Rossi e le scuse a Pertini

10/08/2022 15:43

Cabrini racconta: Agnelli, le caramelle di Paolo Rossi e le scuse a Pertini |  Sport e Vai

" l'aver vissuto a Torino mi ha insegnato tanto. Per esempio, a essere più sobrio: ieri come oggi Torino è la città ideale per un calciatore, perché anche se ti riconoscono per strada, la ritrosia sabauda impedisce loro di fermarti e chiederti un autografo o una foto". Antonio Cabrini si confessa al Corriere della sera. L'ex terzino della Juve ricorda anche il rigore sbagliato ai Mondiali '82 e rivela

Per me fu un colpo terribile, sia perché all'epoca non si coltivava l'importanza degli errori come si fa oggi, sia perché capivo di aver sbagliato in una cosa che mi riusciva sempre bene e questo mi faceva molta rabbia. Comunque, ne fui alquanto scosso e, anche se poi il Mondiale lo vincemmo lo stesso, io avevo quel peso dentro. Che vivevo come una colpa, non come una casualità sfortunata. Così, sull'aereo del ritorno, mi avvicinai a Pertini e gli sussurrai: "Chiedo scusa per l'errore". Il presidente mi guardò e mi disse: "Non dica sciocchezze, abbiamo vinto, è un grande risultato di tutti". Eppure io avevo sentito il bisogno di scusarmi con lui, che lì rappresentava tutto il Paese

Poi un pensiero su Paolo Rossi


«Un ricordo buffo. Paolo era goloso di caramelle e così girava sempre con le tasche piene. Però se gliene chiedevi una diceva sempre che non ne aveva. E quando doveva mangiarne, la scartava in tasca e se la portava alla bocca con la stessa velocità con cui scattava sul campo. Io penso che lui provasse quasi imbarazzo per questa golosità, come se fosse una debolezza. Questo ricordo me lo rende ancora più caro».

Infine Gianni Agnelli che telefonava alle sei del mattino

 «Eccome. Chiamava soprattutto Platini, ma una volta chiamò anche me e io non ricordo nemmeno che cosa risposi. Ma vorrei dire una cosa: Agnelli non era soltanto il proprietario della squadra, era un uomo che di calcio capiva davvero e che sapeva tenere certi equilibri. Platini lo scelse lui, così come anche altri. E ci teneva moltissimo alla squadra: un giorno lo vidi arrivare al campo di allenamento seguito da un uomo non tanto alto e ben vestito. Lo riconoscemmo poco dopo, era Henry Kissinger. Al campo l'Avvocato portava intellettuali, imprenditori, grandi protagonisti di quella che era la geopolitica dell'epoca: una visione molto lungimirante non tanto della squadra, quanto del calcio nella sua interezza».


 


Tags: rossi rigore cabrini

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