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Bilancio VAR: errori frequenti e promesse non mantenute

03/12/2020 11:00

Bilancio VAR: errori frequenti e promesse non mantenute |  Sport e Vai

Il VAR (Video Assistant Referee) è uno strumento di cui il calcio, ormai, non può più fare a meno. L'ausilio di due arbitri aggiuntivi, che consultano in tempo reale i filmati della partita per poi avvertire il direttore di gara presente sul campo di eventuali azioni fallose non viste o decisioni particolarmente importanti da rettificare, è diventato un contributo imprescindibile per smorzare le polemiche, negli anni sempre presenti fino a raggiungere toni fin troppo esasperati, sia tra gli addetti ai lavori che tra i tifosi. Eppure c'è ancora qualche ombra sulla tecnologia, spesso ritenuta eccessiva e quasi ingombrante dagli stessi calciatori, sia per certe lungaggini che accompagnano alcune "on field review" sia per lo spezzettamento del gioco che ne deriva in match particolarmente "sfortunati" dal punto di vista degli episodi dubbi.
Si può tornare indietro ad un calcio senza VAR? Impossibile. Si può migliorare la catena decisionale, la tempistica o la tipologia di contributo possibile dal VAR? Probabilmente sì.

Il VAR nel calcio ha debuttato in Italia nelle fasi finali del campionato Primavera 2016-17, per poi essere utilizzato nella massima competizione nazionale, la Serie A, a partire dalla stagione successiva. La "cadetteria", invece, usufruisce del VAR solo nelle fasi finali, mentre la stagione regolare ne potrà beneficiare a partire dal 2021-22, a dispetto di arbitri non proprio "informati", come abbiamo visto in Ascoli-Reggiana di Serie B, lo scorso 20 ottobre. La procedura ha riscosso da subito grande successo, soprattutto tra i dirigenti delle squadre medio/piccole, che si sono subito sentiti più tutelati. Qualcosa però va storto in diverse circostanze: episodi non giudicati, decisioni controverse, tempi biblici in alcuni episodi. Nelle ultime settimane, addirittura, si è sentita qualche protesta per l'"eccessiva precisione" del sistema riguardo ai fuorigioco.
Nel campionato attualmente in corso sono almeno 3 gli episodi talmente clamorosi da far "gridare allo scandalo" allenatori e tifosi:
-3a giornata: in Benevento-Bologna 1-0, un chiaro fallo di Foulon su Soriano non viene segnalato: il rigore per i rossoblù sembra netto;
-6a giornata: in Inter-Parma 2-2, sul punteggio di 1-2 per gli ospiti, non viene "chiamato" un evidente fallo da rigore commesso dal gialloblù Balogh sul nerazzurro Perisic;
-6a giornata: in Torino-Lazio 3-4, doppio errore in favore dei biancocelesti, graziati nel primo tempo per un rigore non concesso (fallo di Luiz Felipe su Verdi) e poi premiati in pieno recupero, sul 3-2 per i granata, con un generoso penalty fischiato ai danni di N'Koulou, che tocca la sfera con la mano dopo che questa rimbalza sulla sua pancia.

Ma se la Serie A italiana, tutto sommato, può considerare il bilancio sufficientemente positivo, così come la maggior parte dei principali campionati nazionali europei che utilizzano abitualmente il VAR, la stessa cosa non si può dire per quelle competizioni che non si avvalgono dell'aiuto tecnologico. E' il caso dell'UEFA Nations League, la seconda competizione continentale per squadre nazionali in ordine di importanza, che non mette a disposizione il VAR in tutte le proprie partite (con la sola eccezione di semifinali e finale) in maniera abbastanza anacronistica rispetto allo stato attuale del calcio internazionale. Le sviste durante i match sono sempre numerose, dai "banali" gol in fuorigioco ai calci di rigore concessi senza motivo o non assegnati erroneamente, e il peso di queste decisioni sbagliate è molto più elevato in tornei così corti (la Nations League è organizzata in gironi da 4 squadre con appena 6 partite che permettono di stabilire promozioni e retrocessioni), con le conseguenze del caso per le nazionali più "sfortunate". E anche con buona pace di chi coi risultati delle partite ci gioca e che è ormai abituato "bene" a partite con pochissimi errori ma che poi, quando si cercano i migliori siti di scommesse legali, non può fare a meno di pensare a cosa potrebbe succedere se una combinazione multipla potenzialmente vincente scomparisse di fronte ai propri occhi per un macroscopico fuorigioco non visto dalla terna arbitrale.

In definitiva, il VAR è uno strumento potentissimo per aiutare gli arbitri a gestire al meglio le partite ma per il bene del calcio è necessario che non si pretenda una sua supremazia assoluta sul direttore di gara (ovvero, che arbitri al posto suo), e soprattutto che il protocollo a monte dell'utilizzo del supporto tecnologico sia sempre più chiaro, per dare meno spazio agli equivoci e a ciò che questi comportano in termini di strascichi e polemiche, sgradevoli appendìci di uno sport che, in un periodo storico difficile come quello attuale, può e deve essere una fonte di gioia e non di ulteriori turbamenti.


Tags: serie a arbitri nations league

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