Barcellona, Luis Enrique: Felice di allenare Messi, il n.1 al mondo

Stamattina la firma del contratto che lo legherà per due stagioni al Barcellona, poi la presentazione ufficiale per Luis Enrique che si appresta a vivere la sua terza tappa in blaugrana, dopo averci giocato dal ’96-97 al 2003-2004 e dopo aver allenato la squadra giovanile dal 2008 al 2011 durante l’era Guardiola. Giusto quindi che l’ex tecnico di Roma e Celta Vigo sia emozionato: “Per me è un giorno speciale, si realizza tutto quello cui può aspirare un allenatore. Non osavo sperarlo perché dirigere il Barca è una cosa che non si avvera se ci pensi troppo. Penso che un allenatore di calcio debba essere un leader oltre che un tecnico e la sua capacità si può valutare sotto molti aspetti, non solo tattici o tecnici ma che comprendono anche gestire lo spogliatoio e l’ego dei giocatori. Io intendo rimanere fedele ai miei principi”. Sul perché sia stato scelto lui per sostituire Martino ha risposto il ds Zubizarreta: “Conosce il club, è bravo e crediamo sia in grado di riportare il Barcellona in alto. Luis Enrique è un uomo che ama le sfide difficili e quella che ci aspetta è una sfida da affrontare insieme. Conosce il nostro modo di lavorare e non ci sarà bisogno di molti discorsi”. Poi è tornato a parlare Luis Enrique che si è soffermato su Messi: “Sono felice di avere in squadra il miglior giocatore del mondo, sono motivatissimo anche per questo. Messi non fa solo gol ma dà un apporto straordinario, è indispensabile. Spero che con me torni ai suoi massimi livelli e lavoreremo perché accada ma la stessa cosa vale per Iniesta, Neymar e tutti i giovani della cantera. Il mio sarà un gioco offensivo. Se avrò la mano dura con lo spogliatoio? Non so cosa intendiate ma non credo che serva la mano dura, il mio lavoro è motivare sempre la squadra. Dobbiamo marciare tutti nella stessa direzione ma è chiaro che sul lavoro sono molto esigente”. Si parla anche di mercato con riferimento a Mascherano, seguito dal Napoli, e Xavi: “Sono due giocatori importanti, non solo in campo. Mascherano è un esempio chiaro di come deve essere un capitano”. Stefano Grandi