06/11/2021 09:37
Non è un derby ma quando si affrontano Juve e Fiorentina è una gara diversa dalle altre. Colpa di una rivalità accesa da sempre, come ricorda la bandiera viola Giancarlo Antognoni, intervistato da Tuttosport
Già quando giocavo io, vincere contro la Juventus significava poter stare tranquilli per un po’. Come se battere i bianconeri avesse il potere di far scordare le sconfitte. Un ricordo? Stagione ’83-84, giocavamo in casa. È finita 3-3 con un mio gol di testa. Essere fiorentino significa avere un legame indissolubile con la squadra, certo. Ma ancor di più con la città. Vuole dire far parte di una famiglia. Io sono stato accolto nel ’72 nel migliore dei modi, mi sono sentito immediatamente parte di qualcosa. Da lì, non ci siamo più lasciati
Antognoni è stato vicino alla Juve
Sì, dopo i mondiali del ’78. Ebbi un incontro con il presidente Agnelli. Avrebbe voluto che entrassi nella Juve. Insistette davvero parecchio. Come ho detto, però, indossare la maglia della Fiorentina significava far parte di un gruppo speciale. Così, ho scelto di rimanere dov’ero. E non me ne son mai pentito. L’affetto che mi dà Firenze è impagabile
Con Vlahovic finirà diversamente
"Un dispiacere, per i tifosi e per la città. Indipendentemente da dove andrà, sarà una perdita significativa. Se ne vanno i migliori. L’anno scorso Chiesa, oggi lui. Bisogna sottolineare, però, quanto i tempi siano cambiati".