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Addio a Franco Costa, il cappello leggenda e il rapporto con Agnelli

22/01/2018 15:38

Addio a Franco Costa, il cappello leggenda e il rapporto con Agnelli |  Sport e Vai

 Lo vedevi spuntare dai posti più impensati dello stadio “Comunale” di Torino: dietro una colonna, alle spalle dell'ascensore, nel garage: microfono e cappellone western-style, sempre il primo a beccare Gianni Agnelli mentre – come da tradizione – lasciava lo stadio dopo il primo tempo della Juventus. Franco Costa è stato un giornalista icona a Torino, per oltre trent'anni volto noto della Rai e storico inviato di 90° minuto. E' morto oggi a 77 anni. Torinese, aveva lavorato da collaboratore anche nelle redazioni della Gazzetta dello Sport, Tuttosport, il Corriere della Sera e Stampa Sera. Assunto in RAI nel 1980 è diventato popolare al grande pubblico per le sue interviste non solo a Gianni Agnelli ma anche ai campioni bianconeri come Platini, Boniek, Zoff e gli altri. Ha scritto alcuni libri sui "suoi" personaggi: Juve ti amo, 100 anni da Signora, e "Signora & Signori, appunti segreti di viaggio dal 1968 a Platini. Per i tifosi della Juve era una presenza rassicurante e anche la certezza che l'Avvocato avrebbe regalato qualcuna delle sue perle poi diventate leggenda. Intervistato poi Costa raccontò recentemente alcuni aneddoti: “se la Juve perdeva, e succedeva di rado, l'Avvocato non riusciva a godersi appieno la più grande delle soddisfazioni. Viceversa, specialmente se si trovava all'estero per lavoro, una giornata difficile poteva trasformarsi in una bellissima se la squadra aveva vinto. Nel 1969, lo ricordo come se fosse ora, un martedì, scrivevo sulla Stampa. L'allenatore della Juventus era Luis Carniglia, confermato in mattinata dalla dirigenza nonostante una serie di risultati negativi. Eppure un titolo del Corriere della sera mi insinuò il dubbio. Dico al caposervizio: se non fossi della Stampa telefonerei all'Avvocato. 'Chiama', mi sussurrò. Raccontavano che potevi essere licenziato per molto meno...L'incoscienza di un 29enne. 'Centralino? Casa Agnelli, grazie. Buongiorno, Franco Costa di Stampa sera, c'è l'Avvocato per favore?' Attimi interminabili. 'Sono Agnelli, mi dica'. 'Buongiorno Avvocato, Costa, allora conferma Carniglia?' 'No, sono stanco di fare figuracce in giro per l'Italia. Sarà sostituito da Rabitti e Boniperti'. 'Posso scriverlo sul giornale?' 'Certo, buongiorno'. Articolone in prima pagina a nove colonne. Il segretario di redazione, allibito: come hai fatto? Risposi: ho alzato la cornetta e ho chiesto al centralino di passarmi casa Agnelli. Può provare anche lei, se vuole". Poi l'esclusiva sulla tragica serata dell'Heysel: "La settimana successiva alla finale, il 6 giugno del 1985. Fu schietto, come al solito. Della coppa facciano pure ciò che credono, dichiarò, possono pure restituirla. Ma ci hanno ordinato di giocare e il titolo di campioni d'Europa no, quello rimane nostro. Ma con l'Avvocato non furono sempre rose e fiori...Una volta si arrabbiò moltissimo per un servizio su un Juve-Roma che mandai al 'Processo del lunedì'. Il montatore, forse un po' distratto, combinò un pasticcio e alzò un polverone mediatico tra Agnelli e Dino Viola, il presidente dei giallorossi. Non mi parlò per un anno. Anzi, una volta che ci incrociammo proprio nei corridoi della Rai di Roma, indicandomi a Enzo Biagi, che doveva intervistarlo, sentenziò: 'Vede, questi sono più pericolosi dei giornalisti veri'. Non solo...Quando arrivava al Comunale con la sua Croma argentata leggevo dal suo labiale cosa diceva ai nipotini John e Lapo: 'Vedete ragazzi, quel tipo rompe sempre i c... al nonno'. Poi chiarimmo l'equivoco, per fortuna". Agnelli scrisse la prefazione per un suo libro, "L'Avvocato e Signora": "Gli feci recapitare una copia alla sede di corso Galileo Ferraris. Speriamo non s'incazzi, mi dissi. Il mattino seguente, puntuale, la chiamata. 'Costa, ho ricevuto il suo libro, ho cominciato a leggerlo convinto di addormentarmi, invece mi ha divertito molto'. Ah, menomale... Infine l'ammissione: non è sempre stato juventino. "Portavo le torte in bici per andare a vedere la Juve da bambino. Ma il Filadelfia, lo stadio del Toro, era un cortile di umanità, la casa del calcio. Non dimenticherò mai le partitelle con Gigi Meroni e Giorgio Ferrini negli anni '70. Altri tempi...".

Stefano Grandi

 


Tags: juventus Costa agnelli

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