20/06/2020 10:51
A soffrire assieme a Zanardi e tra i più colpiti dopo il terribile incidente occorso ieri al campione paralimpico c'è anche Roberto Vecchioni. Il cantautore milanese due anni fa aveva dedicato a Zanardi una delle sue più belle canzoni, Ti insegnerò a volare, assieme a Francesco Guccini. Un testo intenso e struggente che recita così:
La stanza ad Indianapolis
È buia ma ricordo
Ricordo il tuono e il pubblico
E un universo sordo
Poi che mi vien da ridere
E faccio per alzarmi
Che oggi devo correre
E sto facendo tardi
Poi che mi guardo e vedo ma
Ci son le stelle fuori
E un mare di colori
E se non potrò correre
E nemmeno camminare
Imparerò a volare
Imparerò a volare
Se partirai per Itaca
Ti aspetta un lungo viaggio
E un mare che ti spazza via
I remi del coraggio
La vela che si strappa e il cielo
In tutto il suo furore
Però per navigare solo
Ragazzo, basta il cuore
Qui si tratta di vivere
Non d'arrivare primo
E al diavolo il destino
E se non potrai correre
E nemmeno camminare
Ti insegnerò a volare
Ti insegnerò a volare
Mica si dice inverno se
Vien giù quel po' di neve
Mica finisce il giorno se
Di notte il sogno è breve
Questa vita è una donna che
Ti ama come sei
Questa vita è un amore che
Non ti tradisce mai
Questo venire al mondo è stato
Un gran colpo di culo
Pensa se non nascevi
E se non potrai correre
E nemmeno camminare
Ti insegnerò a volare
Ti insegnerò a volare
Mica sono le stelle a farlo
E i santi men che meno
Te lo fai tu il destino
E se non potrai correre
E nemmeno camminare
Ti insegnerò a volare
Ti insegnerò a volare
Zanardi è una vera icona anche per Vecchioni che, intervistato da Repubblica dopo il terribile incidente, dice: «Quella canzone è stata una piccola rivoluzione, ha colpito un sacco di gente, anche molti giovani, è pazzesco pensando a quello che è successo, mi fa pensare al destino, sembra quasi il personaggio di Samarcanda, lui che sfidava la morte tutti i giorni va a sbattere contro un veicolo qualsiasi».
Zanardi come Ulisse
Per raccontare Zanardi - che lotta ancora tra la vita e la morte - il cantautore scomoda Omero: "L'ho visto come un vero Ulisse, un Odisseo che non si fermava mai, sempre col bisogno di un traguardo da spostare più in là. uno di quegli eroi che rimangono sottopelle, non come i divi alla Celentano o Maradona, lui lo conoscono tutti, non è mai eclatante, ma è amato da tutti. Un eroe silenzioso, di quelli che non fanno rumore. È intelligente e colto anche se nella percezione esterna prevale il lato fisico. È uno di quegli uomini che mi porterei su Marte, per presentare al meglio agli alieni il genere umano».