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Napoli, Mertens l’ultima scoperta di un mercato senza flop

01/11/2013 13:49

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I cavalli si vedono al palo, un discorso vecchio che vale anche per il calciomercato e più passano le giornate più il Napoli si frega le mani per i colpi fatti in estate. Raramente la società partenopea in questi anni ha centrato in questi anni tutti gli acquisti ma quest’anno, con l’unico dubbio su Duvan Zapata che appare comunque in crescita, non ci si può proprio lamentare. E se Higuain, Albiol e Reina erano garanzie di classe e sicurezza le vere sorprese sono state Callejon, diventato uno dei veri insostituibili per il suo prezioso apporto tattico abbinato a insospettabili doti di goleador purosangue che ne hanno fatto l’attuale capocannoniere azzurro assieme al Pipita e ad Hamsik con 5 gol, e soprattutto Dries Mertens. In estate c’era chi ironizzava sull’effettiva efficacia dell’ala belga che, partito come riserva di Insigne, non sbaglia un colpo da tre partite e sta scalando le gerarchie di Benitez. Un tornante vecchio stampo, Mertens, dotato di un dribbling fulminante e di un tiro preciso: corre e copre, ma soprattutto è una zanzara nella trequarti avversaria. Il suo primo gol in azzurro, mercoledì a Firenze, oltre ad essere stato decisivo per la vittoria al Franchi, è una perla assoluta. Uno slalom da speedy Gonzalez su assist di Higuain e un diagonale letale che gli hanno consentito di entrare definitivamente nel cuore dei tifosi.

IL BOOM DI DRIES. Parlando a Radio Kiss Kiss Napoli il belga si dice entusiasta di aver scelto Napoli. Il dialetto non lo parla ancora (“sto imparando prima l’italiano, poi toccherà al napoletano, io e la mia fidanzata siamo innamorati di questa città, i posti, il cibo, i negozi”) e dice di non pensare ancora ai Mondiali:"La cosa più importante è vincere col Napoli, solo così poi potrò collezionare presenze con la nazionale e disputare i mondiali. Renderò in nazionale solo facendo bene nel Napoli. Benitez per me è un tecnico importante, mi ha voluto fortemente ed anche io ho voluto fortemente l'azzurro. Oltre a lui è importante anche lo staff che lo circonda, tutti siamo concentrati al massimo e lavoreremo sodo anche sabato per battere il Catania. Non è il momento più importante, ma sicuramente un momento davvero importante. Con la stessa concentrazione di Firenze dobbiamo giocare col Catania al San Paolo. Io killer dell’area? Non lo so se sono un assassino dell'area di rigore, ma sono contento del gol e lavorerò per farne altri in azzurro. Sono felicissimo per il primo gol realizzato con la maglia del Napoli, ma soprattutto per i tre punti. La gara non era facile e per questo la vittoria è stata importante". Contro il Catania Benitez ricorrerà di nuovo al turnover e potrebbe toccare proprio a lui andare inizialmente in panchina. Scelte semi-obbligate in difesa, dove agli infortuni di Britos e Zuniga si è aggiunta la squalifica di Maggio, per cui davanti a Reina la line a quattro sarà formata da Mesto e Armero sulle fasce con Albiol e Fernandez al centro.

VERSO IL CATANIA. In mezzo turnover per Behrami che sarà sostituito da Dzemaili come partner di Inler. Dubbi in avanti: dovrebbe partire dall’inizio Higuain con Callejon a destra, Hamsik che torna titolare e Insigne a sinistra. Il tecnico spagnolo, che non ha tenuto la consueta conferenza di vigilia, ha parlato all’Indipendent. Dopo un passaggio sulla polemica a distanza con Ferguson (“Per me non è nessun problema, lui ha parlato di me e Gerrard solo per farsi pubblicità. Tutto quello che posso dire è che eravamo due tecnici che a quei tempi amavamo molto sifdarci sul campo per difendere i nostri club. Lì ho fatto un buon lavoro, ed ho risposto sul campo con il Liverpool a tante cose”) Benitez ha ribadito l’impressione positiva dei suoi primi mesi in azzurro: “Non è male, siamo però al 75%. Ma possiamo migliorare ancora. L’intesa di squadra sta crescendo giorno dopo giorno ed in campo si vede molto questa cosa. I tifosi mi hanno fatto sentire come a casa, è un bene che mi chiamano Rafè. Qui sono tutti pazzi per il calcio. Ma a Napoli non c’è solo il pallone, ci sono anche tante altre cose stupende. La settimana scorsa ho visitato Pompei, poi Piazza Plebiscito e tanti altri monumenti: consiglio a tutti di venire a Napoli e visitare questa cultura”. L’ultima riflessione è sull’eterno dibattito sull’utilità del possesso palla: “Il dibattito sul fatto che il possesso palla serva per stroncare i pericoli avversari è un aspetto importante sul quale parlare. Tutti pensano che se non si gioca palla a terra, si fa un calcio brutto. L’importante è vincere le gare giocando bene e variando il gioco sempre. Guardiamo ad esempio il mio Napoli: contro il Sassuolo abbiamo fatto il 70% di possesso palla facendo 1-1, a Firenze invece abbiamo fatto solo il 40% vincendo 1-2. Il possesso serve solo se ha un fine ed è produttivo. Ad un allenatore servono tre-quattro anni per avere una squadra con il suo stile tattico”.

Stefano Grandi

 


Tags: catania benitez firenze calciomercato napoli turnover mertens callejon

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