Napoli: Il fantasma di Hamsik e i ruoli scoperti i crucci di Benitez

Se il terzo indizio fa una prova il crollo del Napoli a Torino contro la Juventus, che segue ai ko di Londra con l’Arsenal e dell’Olimpico contro la Roma, rivela che gli azzurri in trasferta con le grandi si disintegrano anche senza essere colpiti da satelliti vagabondi. Era il terzo esame importante fuori casa per il Napoli di Benitez ma la lezione è stata ancor più severa rispetto alle altre due. La disfatta in Champions poteva essere addebitata ad un palese gap tecnico e ad un approccio sbagliato al primo vero test importante della stagione, la sconfitta di Roma ha parecchi alibi (dai gol falliti sullo 0-0 alle reti subìte solo su punizione e rigore) ma ieri allo Juventus Stadium il Napoli è uscito ridimensionato nelle sue ambizioni di grandezza. Conte, che la partita fuori dal campo l’aveva persa alla vigilia innescando una polemica immotivata con Benitez, in campo non ha sbagliato una mossa ed ha incartato il tecnico spagnolo. Ha cambiato gioco la Juve: anziché manovrare per vie centrali ha individuato il nervo debole dell’avversario ed ha azzannato le fasce. Vidal e Pogba si sono allargati, Isla è stato sguinzagliato dalle parti di Armero e il Napoli s’è trovato accerchiato ed incapace di reagire. Regge poco l’alibi del gol a freddo, per giunta in fuorigioco, di Llorente. La verità è che non ha mai dato l’impressione di poter fare la partita la squadra azzurra se non per un illusorio quarto d’ora a inizio ripresa. Come si spiega questa metamorfosi?

LE CAUSE. Innanzitutto ci sono le prestazioni dei singoli: se la gara sotto tono di Callejon, inconcludente davanti ed in difficoltà in copertura, non preoccupa più di tanto visto il rendimento super dell’ex Real Madrid in questa stagione, ad allarmare è l’ennesima prova deludente di Hamsik. Lo slovacco è un fantasma, l’ombra del fuoriclasse che piace a tutta Europa e se finora una media-gol importante lo aveva comunque salvato, ecco che nei giorni in cui non incide sotto porta vengono a galla nodi preoccupanti. Impalpalbile la sua prova a Torino, e non è la prima volta. Poi c’è un problema di natura tattica: contro la Juve bisognava cambiare modulo per mettere i bianconeri in difficoltà ma Benitez non l’ha fatto. Due le ragioni: la prima è che prima di alternare i sistemi di gioco l’allenatore spagnolo vuol far memorizzare a menadito il 4-2-3-1 che costituisce lo schema principale ma la seconda è assai più grave. Mancano gli uomini adatti per caratteristiche a fare del Napoli quella squadra camaleontica che Benitez vagheggiava in estate. Impossibile ricorrere alla difesa a tre, visto che mancano esterni di centrocampo, ma difficile anche passare al 4-4-2. Esterni, si di difesa che di centrocampo, e mediani sono pochi in rosa. Oltre ad abbassare eventualmente Hamsik ha poche alternative Benitez, che deve arrangiarsi fino a gennaio con quel che offre il convento. I ko di Mesto e Zuniga hanno messo ulteriormente in rilievo una lacuna già notata da tempo.

IL MERCATO. Dopo la sosta il Napoli recupera Britos, pronto dopo l’infortunio, e scoprirà Reivelliere nella speranza che possa dare risposte migliori di Armero come terzino sinistro perché il colombiano quando deve difendere appare spesso in difficoltà non più mascherabili. Di sicuro la sconfitta con la Juve ha intaccato morale e autostima, lo stesso Benitez – che ha tenuto per oltre un’ora la squadra a rapporto nello spogliatoio, contestando l’approccio sbagliato alla gara – appare più nervoso. La sosta dovrebbe servire a rifiatare e a riordinare le idee. Intanto prosegue il lavoro della società sul mercato. Emissari azzurri stanno sondando anche il mercato portoghese. Il 26enne centrocampista del Porto Fernando resta un obiettivo sensibile, mentre per la difesa oltre a Skrtel ed Agger spunta il nome del giovane del Cesena Almici, classe ’93.

Stefano Grandi